Il coraggio dei ranchesi valse il diritto di pescare sul Lago Maggiore senza balzelli
Angera e Ranco, grazie a un gesto di coraggio di un gruppo di pescatori, godono dal 1600 dell'uso civico di pesca, sancito dal lascito dell'allora re di Spagna Filippo IV
(Foto Pro Loco Ranco) Non tutti i pescatori del Lago Maggiore devono pagare i diritti esclusivi di pesca alla società che gestisce i beni della famiglia Borromeo, per poter esercitare la propria attività, sia come dilettanti che come professionisti.
Anche sul Lago Maggiore esiste una sorta di zona “franca”. È quella antistante le rive di Angera e Ranco, sulla sponda lombarda del Basso Verbano. Qui, dal 1623, vige, come da lascito del re di Spagna agli abitanti del feudo di Angera, l’uso civico di pesca. Un diritto di godimento che nel 1889 è stato riconosciuto istituzionalmente come esclusiva proprietà degli abitanti di Angera e Ranco. Successivamente nel 1927, attraverso una specifica legge, lo stato ha affrancato il diritto di uso civico, decretando la proprietà dello stesso ai cittadini e non ai comuni, particolare che lo rende ancor più vincolante essendo riconosciuto come diritto della comunità.
L’uso civico, in questo caso, non è altro che la possibilità di pescare in un’area definita del lago senza dover corrispondere tasse o oneri, salvo piccole spese da versare agli uffici comunali.
I diritti di pesca sul Lago Maggiore nella “Dataroom” di Milena Gabanelli
Precisamente, così recitava l’antico documento: “Filippo, per grazia di Dio, Re di Castiglia, di Leone, di Aragona, dell’una e dell’altra Sicilia, duca di Milano … decretiamo che la pesca, che altre volte ebbero i Feudatari del feudo di Angera o pretesero loro spettare intorno alla Rocca sino alla metà del Lago, rimanga riservata, e sia lasciata, affinché ne godano liberamente i pescatori di queste terre e i di lei abitanti”
Cosa hanno fatto gli angeresi e i ranchesi per aver potuto beneficiare di questo particolare riguardo? C’è una leggenda in proposito che risale proprio al 1600 quando un nobile della famiglia Borromeo portò sul lago una principessa spagnola della quale si era invaghito. La romantica gita fu però rovinata dal maltempo che arrivò improvviso nel pomeriggio. All’altezza di Solcio, lungo la sponda piemontese, la barca su cui viaggiavano gli innamorati rischiò di rovesciarsi e fu provvidenziale l’intervento di alcuni pescatori che partirono da Ranco dopo aver visto l’imbarcazione in difficoltà.
La coppia e il proprio equipaggio furono salvati, la principessa condotta a Ranco per rifocillarsi e la barca portata in salvo al porto di Angera. Un gesto epico per l’epoca, quello di sfidare la furia del lago in tempesta, che non passò inosservato. In segno di gratitudine i Borromeo concessero agli abitanti del feudo il diritto di pescare, senza oneri di tributi, nelle acque antistanti la riva dei due paesi.
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