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La vita è una ballata di provincia: Lorenzo Bertocchini, il folk singer di casa nostra 

Musicista folk di Besozzo, Lorenzo Bertocchini è come un “marziano dell’Illinois” atterrato nel cuore del Varesotto. Le sue ballate prendono forma e raccontano la vita all’ombra del Campo dei Fiori. La rubrica di Lorenzo Franzetti

Lorenzo Bertocchi, folk singer

È indubbiamente un insospettabile. Lorenzo Bertocchini te lo immagini in coda alla posta, a sbuffare al semaforo, a smanettare un mouse dietro allo sportello di una banca. Invece, quella faccia da bravo ragazzo si trasforma scrivendo canzoni, da quando sua cugina arrivò a casa una chitarra. La musica è per lui come il vento per un navigatore.

La chitarra arrivò trent’anni fa, quando Lorenzo aveva già nelle orecchie e nelle vene un disco speciale: «Ero molto giovane, non avevo mai ascoltato Springsteen. Poi mi capitò tra le mani Born in the Usa e fu il colpo di fulmine. Non so, è come si avessi capito qual era la mia musica, una strada da prendere». Erano gli anni Ottanta, quella strada da prendere somigliava davvero alla Thunder Road di Springsteen, ovvero un richiamo a scegliere un’altra vita, oltre Varese e la Scuola Europea, oltre l’Accademia delle Belle Arti, ovvero la sua quotidianità di quegli anni. 

Oggi Lorenzo Bertocchini è un cantastorie, un uomo di 51 anni con la chitarra, e vive di quello: «Sì, lo so, la scelta è coraggiosa anche perché in Italia è molto complicato mantenersi con la musica, ancora di più con il folk rock americano. Suonare dal vivo è dura, ma è ciò che mi piace». Sta aspettando l’uscita del suo settimo disco di canzoni inedite: «Si chiamerà Happy Island e la canzone che gli dà il nome fa ironia su una relazione che all’apparenza è felice, ma in realtà è un disastro».

Vive a Besozzo, provincia italiana piena, vien da pensare a un ex ragazzo, oggi papà, diventato cantautore a suon di De André, Guccini, De Gregori: e, invece, Lorenzo Bertocchini è come un “marziano dell’Illinois” atterrato nel cuore del Varesotto e che oggi scrive musica perché ha ascoltato Bruce Springsteen, Bob Dylan e Tom Waits. Nelle sue canzoni, un po’ di Valbossa, tra Capolago e Buguggiate ce li infila sempre volentieri: «Mi diverte, perché è vero che faccio musica americana, ma io sono di questa terra». 

Lorenzo Bertocchi, folk singer

La terra dei laghi varesini, ai piedi delle Prealpi, sembra così lontana e diversa dagli States, eppure Bertocchini dimostra il contrario, con le sue canzoni di vita quotidiana che prendono forma all’ombra del Campo dei Fiori. Il vento del Lago Maggiore può benissimo scorrere dentro a una ballata o a un blues, tra chitarra e armonica. Sì, sembra un uomo qualunque, Bertocchini, ma imbracciando una chitarra dimostra che tutto è possibile: «Anche fare musica senza saperla leggere. Io compongo con la chitarra, scrivo i testi, ma non so leggere e scrivere le note». La musica ce l’ha già dentro, come un istinto che si libera, e non ha bisogno di imparare a scriverla. 

Lorenzo Bertocchini nasce in Senegal e vive quasi tutta l’infanzia con la famiglia in Africa, poi si trasferisce a Varese, ma l’italiano è soltanto una terza lingua. Oggi, canta, pensa, scrive in inglese, la musica italiana non gli appartiene proprio per niente. Tuttavia, per poter vivere in Italia di folk rock americano, è facile intuirlo, bisogna sbattersi non poco. Lui non si scompone, uno posto dove suonare lo trova sempre: «Dopo la pandemia, tutto è ancora più complicato. Prima suonavo con la mia band, gli Apple pirates, oggi gli spazi nei locali si sono ristretti e anche le disponibilità dei gestori. E così è più facile esibirmi da solo, con la mia chitarra e l’armonica. Il web e il passaparola mi aiutano. Ormai sono anni che giro per i pub del Nord Italia e del Canton Ticino, mi conoscono e faccio meno fatica a trovare dove suonare». 

Il web accorcia le distanze e, nel suo caso, si rivela una grande opportunità: «Durante il lockdown, mi sono inventato dei live su Facebook da casa: per me è stata un’ancora di salvezza perché suonavo in continuazione e con un buon seguito da tutto il mondo». Cento giorni consecutivi a suon di blues e storie raccontate in musica, Bertocchini li ha vissuti come in un immaginario viaggio on the road, dentro a una stanza a Besozzo connessa però con decine e decine di fan in tutto il mondo, dal Canada alla Polonia. Un esercizio che gli viene particolarmente bene è quello di entrare e sentirsi a casa in un mondo parallelo fatto di ballate, canzoni da scrivere e suonare. «Scrivo ovunque, ogni momento è buono. In auto sono pieno di bigliettini, ogni scena, ogni immagine che mi ispira qualcosa, la fermo con le parole su un foglio di carta. Sì sono ancora vecchio stile, prendo appunti sui quaderni e suo fogli di carta: vedo una scena che mi piace, vivo un momento particolare, sento una sensazione particolare, tutto può diventare canzone. Vita quotidiana che diventa spunto per fare ironia o per riflettere in modo profondo». E così la signora dal panettiere a Travedona potrebbe, un giorno, entrare in una ballata di Bertocchini: «Scrivo canzoni perché devono uscire, le ho dentro». E il mondo fuori le risveglia, con la stessa poesia di un quartiere di periferia di Chicago.  

Ha imparato dai mostri sacri di questo modo di fare canzoni, Tom Waits e Bob Dylan su tutti: a proposito, la meravigliosa storia di Hurricane, il pugile incarcerato e condannato ingiustamente negli anni Settanta, che Dylan mise in musica, ha dentro un violino che vola sopra le percussioni della canzone. Un violino che sembra disegnare con le note la danza del pugile sul ring, in lotta per la libertà. Ebbene quel violino lo suona una certa Scarlett Rivera: «E che ho l’onore di averla come collaboratrice in una canzone del mio nuovo disco. Disco che io continuo a produrre alla vecchia maniera, un cd con un cofanetto e con contenuti cartacei interessanti». 

Oltre a Scarlett Rivera, non mancano altre collaborazioni importanti, come Dan Bern e l’immancabile Elliot Murphy (nella foto sotto), straordinari cantastorie americani, poeti adepti di Dylan e Springsteen: «Elliot Murphy è un po’ il mio padrino, musicalmente parlando. Lo conosco da quasi trent’anni, mi ha concesso di suonare con lui fin dalle prime volte, mi ha insegnato e m’insegna molto, soprattutto da quando si è trasferito a Parigi dagli States». 

Lorenzo Bertocchi, folk singer

Elliot Murphy incontrò Lorenzo Bertocchini grazie all’immenso seminare musica di qualità di un personaggio che non c’è più e che in provincia di Varese si fa molto rimpiangere: «I primi tempi che ci provavo, suonavo timidamente, facevo le mia canzoni, ma scrivevo anche per la Prealpina. Fu così che ebbi la fortuna di fare amicizia con Carlo Carlini, straordinario promoter di Sesto Calende, che portò in riva al Ticino, alla Marna, nomi straordinari della musica americana. Sì, i figli di Dylan, da Towne Van Zandt a Joe Ely fino a Elliot Murphy. E, io, da perfetto sconosciuto che ci provava, aprivo i concerti di questi cantautori». Erano gli anni Novanta, quelli di un’epoca irripetibile, quelli dei grandi concerti organizzati da Carlini che riusciva a invitare giganti della musica americana in un buco di provincia italiana. Quel seminare, hanno coltivato il sogno di Lorenzo Bertocchini che, un bel giorno, riuscì a varcare l’oceano e andare di à, a suonare nei club americani. Come uno di loro, arrivando persino ad affiancare Springsteen, in un’occasione: «Fu una serata indimenticabile, lui fu invitato per una jam session, dove mi esibivo anche io». 

Quello degli States, per Bertocchini è come un richiamo della foresta, lo si intuisce anche solo dagli sguardi: «Da quando sono diventato papà ho dovuto rinunciare ai grandi viaggi. Oggi si suona qua, ma un domani chissà». Oggi si suona qua, a volte con un amico d’eccezione, quel Charly Sax Yelverton che a Varese conoscono per le magie che fece con un pallone da basket in maglia Ignis (nella foto sotto). Domani, però… Glielo si legge negli occhi, quel che sta pensando di rifare. On the road, Lorenzo, con la chitarra in spalla, l’armonica nel taschino, e un bel paio di jeans comodi: per viaggiare e suonare più di notte che di giorno. Nuove canzoni e altre storie saranno lì, pronte a venir fuori. 

Lorenzo Bertocchi, folk singer

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Pubblicato il 09 Marzo 2023
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