“Quei giorni del San Martino, quando facevo la staffetta partigiana”
Remo Passera, classe 1930, ricorda il compagno d'armi Adriano Bernasconi, la battaglia, le bombe e le violenze dei fascisti
«Eravamo io e il Bernasconi, qui in zona, a Luino, gli ultimi rimasti del “San Martino”. Adesso sono rimasto da solo». Remo Passera, classe 1930, si ricorda quei giorni, quando era una staffetta partigiana e a soli 14 anni correva su e giù per i monti della Valcuvia a portare dispacci militari. Sulle montagne c’erano quelli che sono diventati i suoi "amici grandi" un gruppo di combattenti comandati dal colonnello Croce. Tra di essi anche Adriano Bernasconi, presidente onorario dell’Anpi di Luino, scomparso ieri sera.
Erano uomini che diedero vita ad uno dei primi episodi della Resistenza italiana, nel novembre del 1943, per contrastare i fascisti e l’esercito di occupazione composto dalla fanteria tedesca e dalle temute Waffen SS responsabili di rastrellamenti e torture soprattutto nella zona di Rancio Valcuvia.
«Portavo ordini dal fondovalle, segnalavo lo spostamento delle truppe tedesche e dei fascisti, che attaccavano i partigiani arroccati nella Linea Cadorna e nei camminamenti – racconta Passera. Ricordo di una costruzione al San Martino venuta giù colpita dalle bombe degli aerei tedeschi: era guerra vera».
Erano i giorni della battaglia, che seguirono i lunghi anni di guerra subìta anche qui dalla popolazione civile, che dovette sopportare le violenze dei fascisti.
Remo era un ragazzino, ma ricorda bene quel periodo. «Mio padre era un antifascista. Venne scoperto da una camicia nera e denunciato alla milizia. Così io, all’epoca poco più che un bambino, mi feci 14 giorni di galera. In prigione, sissignore, a 14 anni, arrestato dai fascisti e messo dentro, a Luino».
Bernasconi – ricorda Passera – faceva parte del gruppo della Gèra: erano partigiani che vennero fucilati a Luino (nella foto) e che ancora oggi vengono ricordati in una cerimonia. Bernasconi fu uno di quelli che doveva essere passato per le armi, ma solo per caso scampò alla morte.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.