Fa poco freddo e i pesci non “fanno all’amore”
In queste gelide settimane i lavarelli sembrano comportarsi in modo anomalo. Il loro numero in fase riproduttiva si è infatti ridotto drasticamente, tanto che la pescicoltura non si farà
In queste gelide settimane i pesci del Basso Verbano, in particolare i lavarelli, sembrano comportarsi in modo anomalo. Lo si è verificato a Ranco, uno dei pochissimi comuni dove ancora si pratica l’antica pratica della pescicoltura. Quest’inverno qualcosa è andato storto: la quantità di lavarelli in fase riproduttiva si è infatti ridotta drasticamente, tanto che la pescicoltura non si farà. L’attività è stata praticata in passato per ragioni economiche, ma ora, secondo gli amministratori locali, lo scopo è quello di favorire la riproduzione di alcune specie ittiche nell’ottica di una maggiore attenzione nell’utilizzo di tale ricchezza ambientale.
Per un lungo periodo la pescicoltura aveva subìto un rallentamento, a causa dell’invecchiamento degli impianti e dell’abbandono generale di queste tecniche nel nostro lago. Negli ultimi 3-4 anni il comune di Ranco ha però deciso di riattivarla e ha effettuato il rimodernamento della struttura, consistente in un locale nel quale si trovano campane di vetro con circolazione d’acqua per l’incubazione delle uova, e vasche per la raccolta degli avannotti. Mancano invece bacini per la crescita dei pesci, di conseguenza gli avannotti vengono prelevati poco dopo la nascita e immessi nel lago. Le procedure sono seguite da volontari, che effettuano controlli quasi continui per verificare la circolazione d’acqua ed eliminare eventuali uova in decomposizione. Così si è andati avanti nelle passate stagioni: quest’anno invece le campane resteranno vuote.
Dicembre è il periodo della riproduzione dei lavarelli, che avviene in acque basse e fredde, e negli ultimi giorni del mese, in collaborazione con la Provincia, si è effettuata la pesca per prelevare le uova. «Purtroppo ne sono state prese pochissime, che poi abbiamo ceduto alla pescicoltura di Brusimpiano, per aiutare il ripopolamento del lago di Lugano» ha spiegato il sindaco e appassionato di pesca Francesco Cerutti. «La causa per cui i lavarelli non erano in riproduzione è ignota. Abbiamo osservato solo che l’acqua del lago fino a novembre non era abbastanza fredda. Forse i lavarelli hanno cambiato abitudini, o sono ridotti di numero». Tutte le operazioni sono state effettuate con la supervisione di varie istituzioni. «Per il Lago Maggiore la pescicoltura è regolamentata dal Commissariato Italiano per la Convenzione Italo-svizzera sulla Pesca e dalla Provincia – spiega il sindaco –. A Ranco viene praticata dagli inizi del ‘900. Noi l’abbiamo rilanciata sia per mantenere una tradizione e un’attività primaria nella zona (l’unica rimasta nel basso lago), sia perché abbiamo già la struttura e i volontari». Qui infatti c’è un solo pescatore professionista ma molti appassionati. La pesca è un’attività tradizionale, iniziata nel 1626 quando il re di Spagna concesse l’uso civico della pesca ai ranchesi, anche con l’impiego delle reti.
Un’altra tecnica ora rivitalizzata è quella della posa delle fascine di legno, per creare un habitat artificiale per la riproduzione ma con materiali naturali. «Le legnaie fino agli anni ’50-’60 sono state le case di riproduzione dei pesci, dove sia le uova sia gli avannotti sono protetti. Noi abbiamo ripreso la loro posa perché è un sistema che funziona: lo scorso inverno la riuscita dell’operazione è stata monitorata da un sub». Luccio perca e persico, specie tra le più pregiate, crescono bene nelle legnaie. «Vogliamo che questi pesci tornino a popolare la nostra zona di lago» conclude Cerutti. In attesa delle specie rare, a Ranco però ci si interroga su che fine abbiano fatto i lavarelli.
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