I musulmani denunciano il sindaco leghista
Il borgomastro Marco Colombo aveva vietato allo Sporting Lisanza di concedere il campo per la preghiera del venerdì, secondo gli avvocati della comunità la sua è stata una azione illegale. Querela presentata in procura a Busto Arsizio
Una denuncia contro il sindaco di Sesto Calende per aver impedito alla comunità musulmano di pregare allo Sporting Lisanza. L’ha presentata in procura il legale di Mamadou Sylla, il resposanbile della comunità, paventando una serie di azioni illegittime (vere e proprie minacce) da parte del primo cittadino, Marco Colombo, che dopo aver appreso del contratto di affitto per i venerdì di preghiera è andato con il vicesindaco da uno dei soci dello Sporting e gli ha chiesto di revocare la concessione.
La vicenda è nota, la struttura sportiva ha obbedito al sindaco. Ma secondo i musulmani il sindaco ha detto al proprietario dello Sporting – che aveva concordato un affitto di 150 euro per ogni ora di preghiera al venerdì – che se avesse continuato ad ospitare i fedeli gli avrebbe fatto chiudere baracca e burattini.
Il primo cittadino smentisce questa versione e spiega che si è limitato a porre due problemi: il primo legato alla legge regionale che impone di indicare chiaramente i luoghi di culto nel piano regolatore; secondo Colombo affittare per un anno ogni venerdì un campo per pregare significa trasformare quel terreno in una moschea vera e propria. E qui si apre il secondo problema, più politico: Colombo sostiene di essere stato eletto con un mandato chiaro contro la moschea e dunque si ritiene legittimato a vietare le preghiere anche se queste sono state concesse da un privato sotto la sua responsabilità.
La denuncia-querela invece chiede alla procura della repubblica di Busto Arsizio di appurare se il sindaco ha travalicato i suoi poteri e accusa il primo cittadino di aver negato libertà costituzionalmente garantite, anche in considerazione del fatto che i carabinieri, ai quali lo Sporting si era rivolto per chiedere lumi, non avevano segnalato alcun problema di ordine pubblico.
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