È morto il pescatore di Rodari
Bruno Brovelli, il Brunin, era la memoria storica del paese. Uno degli ultimi pescatori professionisti. Il lago era tutta la sua vita
È uscito in barca sul lago fino al suo ultimo giorno. Classe 1921, Bruno Brovelli, "il Brunin" era uno degli ultimi pescatori professionisti di Ranco e aveva dedicato alla pesca sul Verbano tutta la sua vita. Dalla sua casa in Piazza Venezia "controllava" tutto ciò che succedeva in paese. VareseNews lo aveva intervistato alcuni anni fa. Ci aveva raccontato della sua amicizia con lo scrittore Gianni Rodari, il "maestro" che insegnò alle scuole di Ranco negli anni Quaranta. Erano coetanei, si vedevano ogni giorno dopo pranzo («quando di ore di pesca – diceva – ne avevo già fatte un bel po’») e si erano conosciuti perché la mamma del Brunin era la bidella dell’istituto e ne era nata un’amicizia lunga e sincera. Il Brunin ci diceva che Rodari trascorreva ore a parlare anche con suo padre con il quale condivideva le sue simpatie socialiste e antifasciste. Con lo scrittore Bruno era uscito più volte in barca per dei giri sul Lago Maggiore e qualche anno dopo, nelle "Favole al telefono" Rodari faceva comparire quel "pescatore di Ranco" ispirato con ogni probabilità all’amico Brunin. Il lago per Bruno Brovelli non era solo il "luogo di lavoro" era tutta la sua vita: «Ci ha aiutato a realizzare il progetto della pescicultura di Ranco – dice l’assessore Federico Brovelli – l’aveva seguito dall’inizio, aveva un’esperienza unica e una grande passione per la pesca. Lo ricordo sempre in barca, sul lago».
È morto a novant’anni e con lui se ne va un pezzo di storia del suo paese. «Era la memoria di Ranco, si ricordava ogni cosa – dice Vittorio Vezzetti, ex vicesindaco, studioso di storia locale e curatore del libro "Rodari e il lago" -. Di lui parliamo spesso ricordando la sua amicizia con lo scrittore, lo abbiamo anche intervistato nel video "Il maestro e il pescatore". Ma la sua era una memoria di ferro molto più vasta: una volta mi disse una cosa curiosa. Sosteneva che a Ranco una volta, negli anni Sessanta, vide uno tzunami. La cosa mi meravigliò e andai a cercare delle conferme scientifiche. Ed era vero: dei massi che si erano staccati da Santa Caterina a Leggiuno provocarono un’onda anomala di tre metri sulle rive del nostro paese. Un evento rarissimo ma a lui non era sfuggito».
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