“Occorre un tavolo condiviso per governare il territorio”
La proposta del Centrosinistra a fronte della proroga regionale del Pgt
Pubblichiamo l’intervento integrale del Centrosinistra di Luino in merito al Piano di Governo del Territorio e allo sviluppo locale.
La proroga stabilita dalla Regione Lombardia per l’adozione dei Piani di Governo del Territorio delle città al 31 dicembre 2012 rilassa gli animi degli Amministratori di Luino e permette alla politica locale di ritornare in gioco superando il mascherato ricatto dell’emergenza.
Ma è pur vero che questa dilatazione temporale senza nessuna indicazione di prescrizione delle condizioni di salvaguardia mette in stato d’allerta il territorio, visto l’interpretazione flessibile della legge 12 Regionale, sulla applicabilità degli strumenti attuativi, piani integrati e altro.
Dunque oggi, allontanato il problema dell’urgenza, ci troviamo di fronte alla difficoltà di amministrare strumenti che intravedono nella negoziazione una semplificazione, si potrebbe quasi dire una negazione, dello strumento pianificatorio, passando da una visione globale e organica ad un interesse individuale e spesso unicamente economico: speculazioni edilizie che a volte vanno ben oltre il fabbisogno reale.
Pertanto si preannunciano, in questi prossimi due anni, possibili pressioni individuali, da parte dei soliti immobiliaristi di professione, ai dirigenti e ai loro uffici tecnici che, messi in chiara difficoltà, si troveranno a dover rispondere affrettatamente e in modo scoordinato come è già successo: prendiamo come esempi emblematici, l’area Ratti, la Castelletto Ticino e purtroppo Creva.
Dobbiamo riconoscere la disponibilità degli Amministratori luinesi nel fare propria la proposta del centro sinistra che, dopo aver individuato il problema, ha proposto, almeno, di affiancare all’ufficio tecnico un gruppo pluridisciplinare di esperti, giustamente scelti discrezionalmente dall’esecutivo, in modo da evitarne l’isolamento e la sua implosione. La relazione pluridisciplinare, sicuramente, porterà all’interno degli uffici un nuovo entusiasmo, una maggior competenza e, perché no, una nuova creatività di metodo indispensabile per affrontare l’eventuali singole richieste.
Questa proposta è stata ritenuta responsabile anche dalla Commissione Territorio.
Dopo aver concordato per questa soluzione, è evidente però anche un altra “condizione d’infelicità”, l’infelicità di percepire, nel nostro territorio, una sofferta apatia da parte degli imprenditori (in questo caso non gli immobiliaristi) che si vedono marginalizzati dalle volontà e dalle azioni della politica locale, pensata in tutta la sua estensione.
Questa è sicuramente una condizione da correggere.
Per questo abbiamo proposto un’ulteriore soluzione di metodo e di contenuto: andare a riprendere una felice esperienza di governance percorsa qualche anno fa per "l’Obiettivo2", allo scopo di allestire una piattaforma privilegiata che possa attivare e regolare le interazioni tra libertà, qualità sociale e sviluppo attraverso forme di partenariato pubblico-privato.
La crisi sta diventando strutturale anche per l’’aiuto della politica che, isolandosi, non riesce più a svolgere il proprio compito di stimolare e fluidificare le relazioni sociali. Tale condizione, in un contesto globalizzato, risulta essere indispensabile al fine di alimentare quella creatività sociale, unica condizione capace a individuare e governare forme di sviluppo locale autosostenibili.
L’idea di fondo è che sia proprio la costruzione di questa strategia di sistema il vero obiettivo e il più importante contenuto della strategia stessa.
È per l’appunto su questa struttura relazionale che bisogna investire, facendo in modo che il modello sociale ed economico da lei individuato possa avere in sé la necessaria forza rigenerante.
Ma non sempre si può pensare, all’inizio di questi complessi processi, di essere autosufficienti; vale dunque la pena di fare gesto d’umiltà chiedendo aiuto a quei centri di ricerca che possono trasferire sul territorio conoscenze scientifiche, adatte a rivelare qualità territoriali, che difficilmente potremmo riuscire localmente ad elaborare.
A Luino e nel luinese nel 1997 si conferì un incarico alla LIUC di Castellanza che, a contatto quotidiano con un locale ricercatore economico che era anche consigliere comunale, iniziò una ricerca strutturata a tappe (peraltro sospesa irresponsabilmente subito dopo la nomina di un nuovo esecutivo) il cui risultato portò a una serie di finanziamenti pubblici che diedero per qualche anno ossigeno all’economia del luinese.
Il lavoro assumendo, evidentemente, una dimensione territoriale sovra comunale (presupposto che obbligatoriamente considerato, anche nell’eventuale realizzazione della nuova proposta, farebbe svolgere il naturale ruolo di polarizzatore al comune di Luino) realizzò una molteplicità di relazioni economiche e di cittadinanza che avrebbero dovuto concretizzarsi in modo permanente, dunque strutturale, in un strumento capace di autogovernarsi, salvo che, per ragioni imprecisate definite di differente pensiero politico, venne soppresso e determinò l’ennesima condizione di passività della formazione di quel capitale sociale tanto decantato nelle più importanti tesi economiche:
(…) per quanto importanti, comunque , le risorse finanziarie non sono sufficienti per delineare la soglia di sviluppo. Occorrono anche risorse umane (e il relativo capitale intellettuale e di conoscenza), cognitive (ad esempio, le informazioni) e normative (ad esempio la fiducia). Tutte queste risorse per svilupparsi hanno bisogno a loro volta di capitale di relazione, ovvero di capitale sociale (…) Lorenzo Ciapetti “lo sviluppo locale”.
Se questa analisi è condivisibile, è con questa volontà strutturante e questa umiltà di richiesta d’aiuto che dobbiamo predisporci all’allestimento del Piano di governo del Territorio.
È proprio per evitare la sua dissoluzione nel mondo delle ipotesi astratte che diventa necessario, per riuscire ad elaborarlo, costruire prima una concreta cornice di pensiero definita da concrete relazioni ambientali, sociali e economiche.
In questo modo il Piano di Governo del Territorio può diventare la sintesi di una strategia di sviluppo territoriale.
Ben venga pertanto una spesa, anche se impegnativa, che possa portare alla condizione di consapevolezza dell’importanza di una formazione collettiva della coscienza di luogo capace di ri-interpretare e trasformare oculatamente il territorio “educandoci” a considerare (…) lo sviluppo locale un processo di cooperazione e cambiamento finalizzato a produrre beni collettivi locali (infrastrutture e servizi per la comunità locale), in cui è di fondamentale importanza il ruolo degli attori locali per alimentare una strategia di valorizzazione delle risorse locali (…).
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