Incastrata la banda dei 4 fratelli, i signori della coca a Luino
Scoperti perché un loro galoppino voleva vendere droga a un finanziere in borghese. Chiamavano lo stupefacente "abito da sposa". I corrieri arrivavano da Scutari, la loro piazza di smercio era il lungolago
Avevano il monopolio della coca a Luino, e se volevi sballarti bastava cercare i loro galoppini tra i bar del lungolago, senza distinzione di nazionalità: italiani, marocchini, albanesi, tutti insieme nel nome della neve, redditizia e disponibile a fiumi. I capi erano quattro fratelli albanesi, la banda dei Bragaj, con base a Germignaga. Muratori, prima impegnati nei cantieri ma dopo la crisi, secondo le accuse, convertiti alla grande nell’industria di far arrivare la droga dai porti olandesi e smerciarla nella zona. E’ questa la storia di una vasto giro di spaccio, che la compagnia di Luino ha bloccato, con il pm Raffaella Zappatini, in due anni di ascolti e operazioni mirate.
Tutto comincia il 12 aprile del 2009 quando, a Luino, uno fratelli albanesi (29 anni) e un galoppino marocchino (20 anni), vengono arrestati mentre uno dei loro uomini cerca di vendere coca a due finanzieri in borghese, tra i bar del lungolago di Luino. Le fiamme fingono di accettare e la falsa sniffata si trasforma in una perquisizione: in uno scantinato trovano un panetto di mezzo chilo di cocaina già iniziata, forse colombiana e 1900 euro in contanti.
Gli inquirenti fanno qualche domanda nel giro, poi mettono sotto controllo i Bragaj e il loro entourage: i fratelli rimasti a piede libero, un cugino, un parente e poi amici albanesi che vengono apposta da Scutari, in diverse occasioni, per fare qualche soldo con alcune consegne di stupefacente. Come l’11 dicembre del 2009, quando un 33enne albanese viene fermato alla stazione di Luino, proveniente da Gallarate, con 100 grammi cocaina nascosta nella biancheria di una valigia, durante una consegna.
Ma come fanno i finanzieri a intercettare le consegne di droga? Semplice, ascoltano, con le intercettazioni, i capi della banda, che parlano in italiano e in albanese, poi si fanno trovare nei luoghi dove presumibilmente ci sarà lo smercio, fingono controlli casuali, e scattano gli arresti. I Bregaj e soci fanno attenzione a quel che dicono, a volte parlano di «abiti da sposa», altre volte dicono ai loro acquirenti «andiamo a prenderci un caffè».
Da loro vanno in tanti, più di cento assuntori identificati, uno viene addirittura arrestato perché è un pregiudicato calabrese di 45 anni che l’11 novembre 2009 va a comprare droga ma aveva una condanna per spaccio internazionale da scontare.
Un altro colpo viene assestato l’8 febbraio del 2010, al casello di Gallarate, quando altri due fratelli albanesi (30 e 32 anni), vengono fermati mentre viaggiano con un’auto di un’amica italiana incensurata in direzione di Varese. Nel motore hanno nascosto un panetto di cocaina che viene scoperto da una perquisizione a colpo sicuro. Il traffico degli albanesi subisce un tracollo: all’inizio dell’indagine i ragazzi vendevano fino a mezzo chilo la settimana, pochi mesi dopo scendono fino a 100 grammi, con prezzi intorno ai 70 euro al grammo. Tuttavia si danno ancora da fare. Il più grande dei fratelli, 34 anni, viene arrestato a Montegrino l’8 febbraio con un parente albenese di 32 anni e un galoppino italiano di 45 anni. Il 25 marzo 2010 tocca a un albanese di 44 anni che viene pizzicato alla stazione di Varese con 58 grammi nascosti nelle mutande.
In totale l’operazione “Illiria connection” porta a 11 arresti (10 dei quali in flagranza) per 6 albanesi, 3 marocchini, 3 italiani, 9 denunce a piede libero, e al sequestro di 700 grammi di coca e delle agende per segnare le vendite. Le indagini preliminari sono state chiuse pochi giorni fa. Documentati 525 episodi di cessione di droga, per 1.404 dosi a 100 consumatori. L’operazione è stata guidata dal capitano Paolo Masciocchi della compagnia di Luino. Ne hanno parlato il generale Antonino Maggiore comandante provinciale della gdf, e il procuratore capo Maurizio Grigo.
(Nella foto in alto, il generale Antonino Maggiore comandante provinciale della guardia di finanza, il procuratore capo Maurizio Grigo, il capitano Paolo Masciocchi comandante della compagnia di Luino – nelle immagini sotto, gli arrestati)
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