Un boscaiolo dal cuore tenero il salvatore del cane nel gelo
L’animale è stato trovato sotto un nocciolo, in un rifugio usato dai partigiani durante la guerra. «Mi ha guardato, e gli ho lanciato da mangiare, ora sono pronto ad adottarlo»
«Ero ossessionato da quel rumore proveniente dal bosco: sembrava un cane. In alcuni momenti cessava, poi riprendeva. Pensavo fosse l’eco della montagna. Poi ieri mi sono detto: faccio un ultimo tentativo, e così l’ho trovato».
Massimo Gianoli, 45 anni, di Castelveccana, non parla dei boschi, ma delle “sue” montagne: ogni settimana, sole, pioggia o neve, esce coi cani a passeggiare sui rilievi che costeggiano il Lago Maggiore e che se li percorri fino allo spartiacque, ti portano in Valcuvia. Zona impervia, e non adatta a passeggiate.
«Un posto sconosciuto dai più, e talmente nascosto che veniva usato nell’ultima guerra dai partigiani, molti dei quali scamparono ai rastrellamenti trovando rifugio proprio qui», come dice lo stesso sindaco del paese, Luciano Pezza.
Gianoli, che non a caso fa il boscaiolo e conosce come le sue tasche questi luoghi, da giorni era alla ricerca di questo animale, che nessuno aveva visto e che nessuno sapeva di preciso dove fosse. È stato lui che ieri ha avvistato per primo il cane (e non una escursionista, come si pensava in un primo momento).
«Pensavo che oramai non vi fosse più nulla da fare, fino alle 12 di ieri – racconta Gianoli. Sono uscito approfittando del sole non appena terminato di mangiare. Mi sono addentrato passando per “Pira Alta/Pianeggi” e sono salito. E lì ho cominciato a sentire nuovamente quel rumore. Ho proseguito, e finalmente ho avvistato una macchia nera sotto ad un nocciolo. Il cane aveva trovato rifugio nei pressi di alcuni massi che assicuravano un po’ di protezione. Gli ho subito lanciato una barretta energetica, che ha divorato, e ho fatto il punto col gps. Poi ho avvertito i soccorsi». A quel punto il vice sindaco di Castelvecccana, Ruggero Ranzani, riceve la telefonata e avvisa il soccorso alpino che parte per raggiungere il punto segnalato. Ma c’è un problema. «Era praticamente impossibile che mi raggiungessero: le vallette e i canaloni di questa zona sono impenetrabili, allora sono ridisceso e li ho attesi a Pira Alta. E ho fatto bene: io stesso ho avuto problemi a ricondurre gli uomini del soccorso alpino sul posto. Arrivati vicini alle coordinate gps, poi, nessun rumore. Il cane non abbaiava più, sembrava svanito. Poi, quando avevamo quasi perso ogni speranza, ecco di nuovo il latrato: lo abbiamo raggiunto, ha ringhiato un po’ ma subito dopo, quando gli abbiamo dato ancora da mangiare, è venuto con noi».
Un’esperienza indimenticabile per Gianoli. «Sono felicissimo di aver salvato il cane, che è stato dato in custodia ai servizi veterinari dell’Asl: mi dicono verrà tenuto per almeno una decina di giorni». Cosa farà ora? Pensa di adottarlo? «Mah io possiedo già due cani, e tantissimi amici boscaioli si sono subito resi disponibili a tenere il cane del bosco ma…se nessuno lo volesse, lo prenderei volentieri».
«Ora l’obiettivo è risalire al proprietario – ha affermato il sindaco di Castelveccana. Il cane non aveva microchip, ma magari è tatuato. Il padrone, in questo caso, dovrà sobbarcarsi le spese di custodia di questi giorni in cui l’animale è in carico all’Asl»
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