Una piazzetta sul lago per il tenente Chirola, eroe di tutti
L'intitolazione dovrebbe avvenire il prossimo 4 novembre, giorno delle Forze Armate, su proposta del sindaco Pellicini. Chirola cadde a Cefalonia nel '43 insieme ad altri 10 mila della divisione Acqui. Plauso dell'Anpi
Un’intitolazione che metterà d’accordo tutti, almeno si spera, quella che avverrà il prossimo 4 novembre in occasione della festa delle Forze Armate nella piazzetta del belvedere in fase di ultimazione sul lungolago di Luino. Quel luogo prenderà il nome di Armando Chirola, luinese anche se nato a Trescore, che fece parte della divisione Acqui massacrata dai tedeschi sull’isola greca di Cefalonia. Anche Chirola venne ucciso insieme agli altri ma di lui si ircordò lo storico locale e membro dell’A.n.p.i. luinese Giovanni Petrotta che lo ricordò lo scorso 25 aprile 2011 nel corso della tradizionale orazione per la Festa della Liberazione. Quel ricordo di un soldato partito per servire l’Italia fascista e ritrovatosi a Cefalonia a resistere ai tedeschi, fino a morirne, ha colpito il sindaco Andrea Pellicini che ha deciso di intitolare la piazzetta a quel tenente luinese. Il ricordo del Chirola ha radici ben profonde a Luino, a partire dal bel ricordo che ne fece l’avvocato Trento Salvi (padre del noto comico luinese Francesco) con un articolo del 2001 sul settimanale locale "Il Corriere del Verbano", ripubblicato in occasione dell’intitolazione.
Armando Chirola è ricordato anche nel lungo elenco dei "Caduti della provincia nella guerra di Liberazione" a cura dell’Anpi Provincia di Varese. Vi è scritto che "Armando Chirola, di Luino, nato a Trescore il 23 giugno 1921, è caduto il 22 settembre 1943 a Cefalonia. La giunta Andrea Pellicini ha deliberato il 23 ottobre scorso l’intitolazione e ora attende l’autorizzazione da parte del prefetto Giorgio Zanzi. L’area che verrà dedicata al tenente è una piattaforma in legno fissata su una base di calcestruzzo
Ecco alcuni stralci tratti dall’articolo di Trento Salvi sul Corriere del Verbano
Eravamo giovani ventenni trascinati da ideali più o meno validi, spinti da entusiasmo, da giovanili aneliti e anche solidarietà per non sentirci vigliacchi o imboscati, per non vergognarci di rimanere a casa mentre fratelli, padri di famiglia, amici, coscritti erano ai vari fronti a combattere, convinti perché la partenza era considerata un preciso dovere, lontani da certa retorica di moda a quei tempi: noi, vivi, fummo ripagati dalla delusione; loro, i caduti, non sono più tornati “a baita”, i loro corpi sono rimasti in luoghi lontani insepolti, o in cimiteri di guerra con una semplice croce, o in fondo al mare.
Con loro, noi vivi, ci accompagniamo e ricordiamo, tra i tanti, il tenente Armando Chirola, sepolto con una decina di migliaia di soldati barbaramente ammazzati dai tedeschi (nonostante avessero ammainato le bandiere e abbandonato le armi) nell’isola di Cefalonia, Egeo. Come Gino Miravalle, Aldo Mazzucchelli, Pier Luigi Maragni e il sottoscritto, aveva ricevuto nel gennaio ‘41 la cartolina rossa, poco più di un fazzoletto tricolore. Al distretto dicemmo: «Siamo qui». E ci unimmo ai canti dei richiamati, degli anziani; e cantammo fino ad Aosta. Eravamo un centinaio. Armando fu assegnato ai carristi (…) Aveva frequentato con me e con il fratello Renato le scuole superiori dell’Istituto Salesiano di Novara. Era gioviale, intelligente e molto cortese. Volendo seguire le orme paterne, si era iscritto a Giurisprudenza, 1° anno accademico.
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