«Era esperto e prudente. Ma il lago non dà scampo»
Le ricerche di Francesco Carito, il sommozzatore disperso dalla mattina di domenica, riprenderanno lunedì mattina. Chi lo conosceva racconta: "Non era un principiante"
Le acque del Lago Maggiore, così limpide all’apparenza, si sono trasformate in una trappola letale per Francesco Carito, il sommozzatore annegato questa mattina al largo di Castelveccana. L’uomo, originario di Magenta, aveva 44 anni, era sposato e aveva una figlia. La sua era una vera passione per il lago e per le attività subacquee. Non era la prima volta che lo sportivo sceglieva quel luogo, un punto molto frequentato dai sub che si immergono nel Verbano. Al di sotto della superficie si erge infatti una parete molto profonda dove i professionisti scendono fino a raggiungere anche i cento metri di profondità.
Carito conosceva bene i pericoli di quel tipo di immersioni. «È un sub esperto ma anche molto prudente – racconta Ignazio Colombo, il presidente della scuola sub di Magenta -. Lo conosco da molto tempo. Si è brevettato nella nostra scuola una decina di anni fa e a ottobre avrebbe dovuto ottenere un altro brevetto, quello di istruttore».
Del sommozzatore scomparso l’amico sottolinea più volte la prudenza: «Non ha mai fatto vanto di avere delle capacità superiori – prosegue Colombo -. La sua passione erano le immersioni nel lago e spesso raggiungeva i suoi amici di Laveno. In questa sua attività non ha mai coinvolto altri sub meno abili. Piuttosto andava da solo. Era consapevole dei rischi che il lago riserva. Purtroppo quando sei in difficoltà, come ad esempio a causa di un malore (come quello che potrebbe aver colpito il sommozzatore, ndr), al mare o in un punto poco profondo i soccorsi possono portarti a riva con maggiore facilità. Ma il lago non dà scampo».
Gli elementi che rendono ancor più difficoltose le immersioni in acque come quelle del Verbano sono in particolare due: il buio e il freddo. Due elementi con i quali hanno dovuto fare i conti anche i soccorsi, che hanno continuato a cercare l’uomo per tutto il pomeriggio. Le squadre impiegate nelle ricerche si sono concentrate nei dintorni del punto di immersione. Purtroppo la visibilità, anche con gli strumenti in dotazione, è molto ridotta e domani mattina, quando le operazioni riprenderanno, sarà con buona probabilità utilizzato anche un robot in grado di raggiungere profondità maggiori e di scandagliare il fondale in modo più capillare.
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