Il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso della comunità islamica ticinese di Sesto Calende. Il tribunale ha annullato così il piano di governo del territorio approvato dal comune nella parte in cui non individua un’area da destinare al culto islamico. Un punto in favore per la comunità religiosa locale che da tempo chiedeva alle amministrazioni locali l’istituzione di un luogo da adibire a centro di preghiera e culturale. Il Comune, secondo la sentenza del Tar, dovrà quindi riesaminare l’istanza che era stata formulata dall’Associazione Comunità Islamica Ticinese e che a suo tempo era stata respinta. Il tribunale ha affermato che in base agli artt. 70 e 72 della legge regionale della Lombardia n. 12/2005, «ciascun comune è tenuto ad individuare nel Piano dei Servizi aree da destinare a servizi religiosi» e che ai fini di tale individuazione il Comune deve tenere in considerazione la presenza delle confessioni religiose sul proprio territorio. Inoltre il Tar ha precisato che la convenzione richiesta per le confessioni diverse da quella cattolica non può riguardare aspetti che attengano alle pratiche di culto o ad altri elementi espressivi del principio costituzionale della libertà religiosa. Il Tar ha rilevato inoltre che l’Associazione Comunità Islamica Ticinese di Sesto Calende possedeva i requisiti prescritti dalla legge regionale e che pertanto alla comunità islamica sestese avrebbe dovuto essere garantito il diritto a professare la propria fede con la previsione sul territorio comunale di una idonea area per le attrezzature religiose. Infine il Tar ha precisato che non è possibile subordinare la garanzia di tale diritto costituzionale ad alcun «gradimento della maggioranza della popolazione». 

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