Fusioni, chi piange e chi ride
Dopo la decisione delle Commissioni in Regione, a Maccagno si prepara alla campagna elettorale per “maxi comune”. In Valcuvia si parla già di ampliare il progetto ad altri centri
«Vede: alla fine la fusione si farà, magari tra qualche anno: l’importante è che non si faccia “questa” fusione». Lo champagne era troppo freddo, oggi, quindi in piazza a Mesenzana hanno optato per il brindisi col vin brulè: erano diverse decine gli attivisti del “no” alla fusione, che questo pomeriggio si sono dati appuntamento nel centro del paese. Tra loro anche Carlo Leoni, animatore del comitato e raggiunto al telefono per un commento: oggi le commissioni regionali hanno votato i pareri legati alle 19 fusioni di comuni lombardi, 10 delle quali sono state “bocciate”: tra queste anche quella fra Mesenzana, Cassano Valcuvia, Grantola, Masciago Primo e Ferrera di Varese per dare vita ad un grande comune della Valcuvia. Le mini assemblee del Pirellone hanno detto “no” all’unanimità a questo progetto, anche alla luce del voto al referendum consultivo dello scorso dicembre.
«Ci siamo auto convocati oggi in piazza come “comitato del No” anche se così ci chiamiamo solo per comodità – spiega euforico Leoni, voce di questo gruppo che raccoglie amministratori e consiglieri comunali – : il comitato si è da tempo sciolto, anche perché la fusione prima o poi si farà, ma non alle condizioni decise finora, e contro il volere dei cittadini».
Cosa succederà ora in questi comuni? «A parte Mesenzana, dove si voterà fra due anni, negli altri centri si andrà verso un ricambio amministrativo, la prossima primavera – dice Leoni – . Da qui ripartiremo: sarà un’occasione ghiotta per ripensare a questi processi aggregativi verso i quali si sta andando. Magari (e la presenza di amministratori di altri comuni, qui in piazza oggi ce lo conferma) coinvolgendo altri paesi della zona. Magari iniziando a parlare di “unione di comuni”, con un procedimento più graduale». L’idea, ascoltando le parole di Leoni, sembra quella di indirizzarsi verso due grandi entità che rappresentino grosso modo i centri della Valtravaglia e della Valcuvia, così da avere una massa critica tale da poter risparmiare su alcuni servizi. Ma sono per ora, solo idee, che dovranno confrontarsi col tempo, la politica locale, e il territorio. Pare invece tutt’altro che un’ipotesi quella che vedrà la presenza di molti degli appartenenti a questo “nucleo” politico all’interno di liste alle prossime amministrative.
Sul fronte del “si” alla fusione in Valcuvia a parlare è Marco Magrini, sindaco di Cassano Valcuvia (nella foto sopra) e presidente della Comunità Montana delle Valli del Verbano che pone sul tavolo due questioni. «In primo luogo c’è da prendere atto che i cittadini non sono pronti culturalmente ad affrontare questo passo rappresentato dalle fusioni – spiega – . Inoltre mi viene da pensare a cosa accadrà ora. Cioè: a cos’è servito far saltare questa fusione a fronte della necessità inderogabile (e prevista dalla legge) di risparmiare soldi pubblici? Chi ha fatto il tifo per il “no” ha delle responsabilità di fronte agli utenti. Sappia, chi ha parteggiato per il “no” a questa fusione, che ci sono comuni che hanno e avranno una difficoltà enorme a far quadrare i conti e ad erogare servizi ai cittadini».
Sobrietà e serenità sono invece le parole spese da Fabio Passera, primo cittadino di Maccagno, centro capofila del “grande comune” che sorgerà la primavera prossima, quando le elezioni sanciranno il nuovo sindaco. Questo progetto, a differenza di quello della Valcuvia, è stato tenuto a battesimo sempre in regione col voto unanime delle commissioni. «Ho cominciato a parlare di fusione di comuni dal giugno 2012 e continuo oggi con la stessa forza – spiega il sindaco – ma non in virtù del fatto che la fusione si farà o meno, piuttosto per via della partecipazione dei cittadini a questo processo, di cui se ne è parlato e per il quale molti cittadini si sono presi la briga di informarsi e partecipare, tramite il voto».
Sarà Passera il prossimo candidato sindaco di “Maccagno con Pino e Veddasca”? «Comincerò a pensarci da domani mattina – conclude ridendo al telefono – . Ma andando oltre le battute dico che non era possibile fare previsioni sino ad oggi. Ma ora i giochi sono praticamente fatti e il nuovo comune si farà e sarà il secondo dopo Varese, in provincia, per estensione territoriale. Io non mi sono mai tirato indietro ma dire che farò il sindaco è una forzatura. Non è possibile, ad oggi, rispondere alla sua domanda».
L’iter prevede ora il passaggio dei progetti di legge di fusione approvati alla Commissione Bilancio (mercoledì 15 gennaio) per la determinazione degli aspetti finanziari e successivamente in Consiglio regionale (nelle sedute del 21 e 22 gennaio) per la loro approvazione definitiva. La conseguente pubblicazione sul BURL (Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia) consentirà ai cittadini di recarsi alle urne il 25 maggio per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale della nuova realtà amministrativa.
I dieci progetti di legge che non hanno ottenuto il via libera dalle Commissioni consiliari Affari istituzionali e Speciale per il Riordino delle Autonomie approderanno anche loro in Consiglio regionale, ma con la proposta di “non passaggio” all’esame degli articoli di legge in quanto giudicati “non accoglibili” perché la maggioranza dei cittadini si è espressa contro i progetti di fusione.
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