“Mangia, bevi e bici”: un inno alle gioie della vita
La manifestazione organizzata dalla Bottega del Romeo riscuote ogni anno che passa sempre più successo. La formula è intelligente: scoprire in bicicletta le bellezze della nostra provincia con itinerari che comprendono tappe culturali ed enogastronomiche. Un bell'esempio di marketing territoriale che viene dal basso
Intere famiglie, qualcuna con il cane a rimorchio e il figlio addormentato nel seggiolino, gruppi di cicloamatori, solitari contemplatori della natura, reduci imbiancati dalle strade dell’Eroica. Si sono presentati in duecento alla partenza di piazza San Martino a Ispra per partecipare alla terza edizione della pedalata non competitiva “Mangia, bevi e bici”. Tre percorsi a scelta: breve (20 km), medio (30 km) e lungo (50 km) alla scoperta delle bellezze artistiche, naturalistiche e della buona cucina del basso Lago Maggiore.
Non capita tutti i giorni di arrivare alla Casa Don Guanella di Barza ed essere accolti con un’ottima crespella al pesce persico, da gustare all’ombra di un parco secolare prima di ascoltare le parole di Reginella, volontaria che fa la guida dei beni culturali con grande passione e competenza. La Casa, le cui origini risalgono al 1700, conserva al suo interno una torre medievale al centro della quale è stato collocato un orologio che, oltre ad indicare l’ora locale, segna altri otto fusi orari: Buenos Aires, New York, San Francisco, Sidney, Tokyo, Manila e Gerusalemme. Poiché il meccanismo che li aziona è molto complesso e quindi costoso, venivano realizzati solo su commissione. Inoltre fino agli inizi del Novecento la carica era rigorosamente a mano, pratica abbandonata con l’introduzione dell’elettricità. «Nel silenzio e nella solitudine si maturano le grandi imprese della vita» scriveva Don Guanella, nel frattempo diventato santo. E nel silenzio della strada per Barza i quattro cicloturisti puntano dritti verso Taino.
Questa provincia, oltre ad aver scritto un entusiasmante romanzo industriale, ha conservato una piccola ma autentica anima agreste, riconoscibile dal profumo dei formaggi e dei salumi della “Losetta” che a Taino hanno rifocillato i cicloturisti assiepati ai piedi del “Luogo dei quattro punti cardinali”, suggestiva opera dello scultore Giò Pomodoro. Un omaggio alla grandezza del creato di diciotto metri per diciotto, come spiega la guida Laura Tirelli. «È stata realizzata in granito bianco, grigio e rosa, acqua e ferro, e celebra il solstizio d’estate. L’alto pilastro al centro, alla data del 21 giugno a mezzogiorno, cattura attraverso una fessura i raggi del sole e li proietta sul pilastro caduto, nel punto indicato su di una tacca».
Purtroppo Palazzo Serbelloni è chiuso al pubblico, per volontà della proprietà, la famiglia di industriali che commercializza il marchio di abbigliamento intimo “Garda”. La delusione viene stemperata dalla bellissima atmosfera creata dal Viale dei carpini (o degli innamorati) che conduce davanti all’antica ghiacciaia del palazzo, dove la guida racconta le alterne e melodrammatiche vicende dell’antica magione, passata nel volgere di tre decenni da potenziale albergo di lusso a rudere pericolante.
È dolce la discesa verso Angera, tra campi di mais, vigneti e balle di fieno. L’enclave naturalistica della Bruschera è preceduta da un’inevitabile tappa gastronomica al bar Fornace dove abbondano bruscitt angeresi e crostini di polenta grigliati serviti da Antonio. Gli aironi cenerini planano silenziosi ed eleganti, attirando per qualche istante l’attenzione del giovane biologo Nicolò Baranzini che svela i segreti di questo angolo di paradiso popolato dal raro Falco di palude e dal variopinto martin pescatore. Nutrie, svassi, lepri, libellule, accompagnati dall’instancabile percussionista picchio verde, completano questa orchestra naturale che si esibisce tra i boschi di profumate robinie e maestose querce, i cui rami incorniciano in lontananza sprazzi di “città” – titolo di cui Angera si fregia da tempo – con la rocca borromea a fare da sentinella della storia.
Le biciclette affollano il piccolo cortile del Civico museo archeologico, nel cuore dell’antica “Angleria”. La giovane guida prende per mano la curiosità di bambini e adulti e li introduce con gentilezza nella preistoria angerese, fatta di archi, frecce, cacciatori di orsi e tane di lupi.
Un passaggio dietro la rocca, dove un tempo abbondavano vigne e uva, e poi una bellissima e lunga pedalata sulla vecchia via per Ranco accompagnati dai riverberi del Lago Maggiore e dal verde che si protende verso il centro della strada.
Il parco della Quassa è un bel compromesso tra la natura, che conserva uno spirito selvaggio, e la mano dell’uomo, che tenta, a volte riuscendoci, di modellarla. Ville eleganti e giardini ben curati si alternano a intricati boschi e piccole rogge, dove trovano riparo alla calura estiva i cani e i loro padroni.
Un ultimo tratto sul lago e poi l’arrivo alla bottega del Romeo, cuore pulsante di questo bel progetto. Non si sta parlando di un semplice negozio di biciclette ma di una vera e propria fucina di idee alimentata dalla competenza tecnica (in materia di due ruote) di Diego e Lorenzo Franzetti (direttore di Cycle Magazine) e dalla capacità organizzativa di Alessandra Doridoni anima della LibEreria, corner di cultura e filosofia ciclistica all’interno della bottega, a cui si aggiunge l’indispensabile contributo di una decina di associazioni locali. “Mangia, bevi e bici” è un ottimo esempio di marketing territoriale che mette insieme l’amore per il cibo, l’attenzione per la cultura e la passione per uno sport che, a queste latitudini, ha generato non pochi campioni e un esercito di amatori.
«Andare in bicicletta è una grammatica per linguaggi al divenire e in quel flusso, in quel fluido magico che è il percorso della vita, l’evoluzione si celebra sull’altare dell’intelligenza». Ha ragione il ciclofilosofo e cantautore Roberto Sironi. E la sua presenza alla terza edizione di “Mangia, bevi e bici” è la prova provata che almeno un’evoluzione intelligente su questo territorio, grazie al Romeo, c’è stata.
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