L’autista dello scuolabus si fermò per 13 minuti
Genitori morti, gemellini illesi dopo incidente sulla A26 a Borgo Ticino. L'autista del pulmann che li ha investiti è indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso ma la relazione di indagine della polizia stradale riapre la questione
Lo scuolabus non scappò dopo l’incidente mortale in cui morirono una giovane mamma di Domodossola e il suo compagno. L’autista di 61 anni della ditta di Cadrezzate, indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso, scese dal mezzo e sostò a pochi metri dal sinistro. Rimase fermo per 13 minuti sulla carreggiata. Lo dice la relazione della polizia stradale di Romagnano Sesia, che indaga sulla tragedia avvenuta sull’autostrada a Borgo Ticino, sulla A26, in direzione Milano, il 25 maggio intorno alle 18.
L’investimento era inevitabile.
La Peogeot guidata da Valentina Broggio, 31 anni, si ribaltò davanti al bus. Lei e il marito, Davide Pelganta di 34 anni, vennero sbalzati sull’asfalto. I loro due bimbi gemelli invece si salvarono miracolosamente rimanendo assicurati al sedile posteriore. Il bus travolse la donna uccidendola sul colpo, ci sono le tracce. E’ probabile che anche il marito venne colpito dallo scuolabus, ma non ci sono prove. L’investimento era “inevitabile”: lo scrive la stradale nel referto inviato al pm di Novara. L’auto superò il bus ma sbandò verso destra, i due ragazzi furono sbalzati sull’asfalto perchè – lo ha accertato la polizia – purtroppo non avevano le cinture allacciate. L’autista non poté fare nulla per evitarli anche se oggi è indagato per omicidio colposo (un’accusa che tuttavia è servita a sua stessa garanzia, anche per consentire al suo avvocato Stefano Bruno di Varese di nominare i periti che partecipassero alle autopsie).
Ci fu omissione di soccorso?
La sosta del mezzo con a bordo i bambini della scuola media di Varano Borghi, di ritorno da una gita ad Alagna Valsesia, venne accertata da un dispositivo presente a bordo. Inoltre è pacifico che la chiamata al 118 venne fatta dall’insegnante alle 18 e 08 di quel giorno. Il punto è che l’autista non doveva proseguire perché era pur sempre un conducente coinvolto in un sinistro mortale. Secondo le accuse l’uomo non poteva non accorgersi di quanto accaduto e avrebbe anche lavato il mezzo che, sequestrato dagli inquirenti, presentava la rottura del fendinebbia e la rottura dei paraurti in vetroresina nello spigolo inferiore del lato anteriore destro. Inoltre venivano rinvenute tracce biologiche della vittima. Il mezzo venne poi lavato. L’autista si è difeso affermando di non essersi accorto di aver urtato un corpo. Anche l’insegnante ha riferito di non essersi accorta dell’investimento. Il conducente sostiene che l’auto, davanti a lui, sollevò una nube di polvere e sassi e che per questo motivo non capì cosa accadde. Inoltre pensò che le pietre sollevate dalla Peugeot avessero danneggiato il bus.
In effetti pare che non abbia lavato il pullman nella parte sottostante, dove la polizia ha trovato le tracce della vittima. Nella relazione della polizia stradale c’è infine un punto a favore della sua tesi: è vero infatti, scrive il comandante, che l’autobus venne investito dai detriti che il veicolo Peugeot nel suo impatto fece staccare dal terrapieno accanto all’autostrada.
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