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È timido e gli piacciono le canne: è arrivato il Tarabuso

Un lettore fotografa un rarissimo esemplare di migratore arrivato all’oasi della Bruschera. Esistono 500 esemplari di questo animale in tutt’Italia e uno ha trovato casa da noi

Varie

Varesotto sempre di più “scrigno della biodiversità”.

In questi giorni è stato avvistato e fotografato dal nostro lettore Francesco Cardetta un “Tarabuso”: si tratta di un uccello quasi estinto in Italia: si stima che nel Belpaese trovino casa meno di 500 esemplari.

Scrive Francesco: «La particolarità di questo affascinante uccello è che se ha paura si mimetizza nel canneto posizionandosi in verticale per confondersi con le canne! E grazie al suo colore mimetico ci riesce abbastanza bene! Sono riuscito anche a immortalarlo mentre cercava appunto di nascondersi. Le fotografie le ho scattate presso l’Oasi della Bruschera ad Angera».
Che dire: lunga vita al Tarabuso!

Ordine: Ciconiiformes Famiglia: Ardeidae
Migratore piuttosto raro, il Tarabuso appartiene alla famiglia degli Ardeidi. Dal peso medio di circa 1,2 kg, può raggiungere un’apertura alare superiore al metro. Si distingue per il suo piumaggio screziato, che gli permette di mimetizzarsi tra i canneti, l’ambiente in cui vive e si riproduce.
Piuttosto raro in Italia, il Tarabuso può essere definito, senza esagerare, il “signore” delle zone umide, gli ambienti che predilige e nei quali si riproduce.
Le aree d’Italia che ospitano le popolazioni più importanti di Tarabuso sono incluse nelle regioni centro-settentrionali, dall’Umbria fino al Friuli-Venezia Giulia.
A differenza di quanto accade con altre specie, la popolazione di Tarabuso d’inverno aumenta: al contingente nidificante, infatti, si aggiunge un numero consistente di individui che scelgono il nostro Paese per trascorrere i mesi invernali, e specialmente gruppi provenienti dall’Europa centro settentrionale (Germania e Polonia) e dall’area Baltica (Lettonia, Svezia e Finlandia).
Gli studi condotti sul Tarabuso hanno individuato quelli che attualmente sono i principali siti di svernamento.
Tra queste, i Laghi di Mantova e Laghi Briantei, in Lombardia, le Lagune di Grado, Marano e Panzano, in Friuli-Venezia Giulia, la parte centro orientale della pianura bolognese, le Valli di Comacchio e del Mezzano, la Bassa Modenese, in Emilia-Romagna. Quindi, più a sud, i Laghi Reatini, la palude di Colfiorito e la Maremma Grossetana. Infine il Biviere di Lentini, nella Piana di Catania, in Sicilia.
Le aree di nidificazione coincidono in parte con questi siti, e si trovano principalmente nella Pianura padana (Piemonte, Emilia-Romagna, Alto Adriatico), Toscana e Umbria. Irregolare è la presenza del Tarabuso in Puglia e Friuli-Venezia Giulia, del tutto incerta e da confermare con ulteriori studi la presenza di coppie nidificanti in Sardegna e Lombardia.

In grado di tollerare le acque leggermente salmastre, il Tarabuso evita accuratamente le acque “acide” e le aree con troppi alberi ad alto fusto. Il classico stagno di pianura (o comunque a bassa quota, ad eccezione di quello a Colfiorito), con densa copertura vegetale, rappresenta l’habitat ideale per il Tarabuso, che costruisce il proprio nido a debita distanza da nidi di altri esemplari della stessa specie. Mentre la femmina si alimenta nei pressi.
[tratto da “uccelli da proteggere”]

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 31 Gennaio 2016
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