«Arrivano i supertreni, ma non si investe in sicurezza»
La denuncia dai vigili del fuoco: pochi mezzi per intervenire e organici insufficienti: in Svizzera si spendono milioni e l’Italia che fa?. La questione della caserma di Luino
Gallerie nella roccia lunghe fino a tre chilometri diventate vero e proprio incubo dei vigili del fuoco, personale scarso e dotazioni insufficienti: arriva l’Alp Transit, che porterà sulla Gallarate-Bellinzona, oltre 90 convogli giornalieri, con nuovi “super treni” da 700 metri di lunghezza, la Svizzera spende 38 milioni in dotazioni di sicurezza e l’Italia cosa fa?
Poco o nulla secondo i vigili del fuoco di casa nostra che in una nota firmata FNS Cisl dei Laghi scoperchiano il pentolone della sicurezza.
«Mentre oltre confine si riscontra una particolare attenzione sul tema sicurezza, riguardo alle dotazioni che i soccorritori hanno a loro disposizione per poter intervenire su questi scenari, in Italia tutto tace – spiega Massimo Isgrò, vigile del fuoco iscritto alla sigla sindacale – . Sentiamo invece parlare di sottopassi, eliminazione dei passaggi a livello e barriere anti rumore (sicuramente opere importanti); ma nulla per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini. Sembra quasi che la strage di Viareggio abbia insegnato poco o niente».
Va infatti ricordato, secondo il sindacato dei vigili del fuoco che ogni giorno sui convogli ferroviari viene trasportato ogni tipo di materiale, sostanze chimiche comprese. Proprio queste dovrebbero attrarre maggiormente l’attenzione di tutti.
L’intervento su scenari come quelli della linea che costeggia il Lago Maggiore può creare teatri di difficile intervento: «La presenza di gallerie lunghe anche diversi chilometri, l’eccessiva lontananza in alcuni tratti da una strada percorribile dai nostri attuali mezzi di soccorso, lo sviluppo di alcuni tratti di linea impossibili da raggiungere se non dal lago. Zone avvicinabili esclusivamente arrampicandosi per diversi metri e non ultima la linea ferrata è prospiciente a centri abitati, infatti la stessa attraversa vari paesi rivieraschi come Luino, Maccagno, Laveno, Germignaga, ecc.; è auspicabile quindi un investimento anche per la soluzione di queste problematiche. Nelle immediate vicinanze della linea ferrata sorgono anche edifici sensibili come scuole e ospedali».
«Infatti la prima squadra di soccorritori, quella proveniente dal distaccamento dei Vigili del Fuoco di Luino è composta da sole 5 unità e con una dotazione standard N.B.C.R. (Nucleare Biologico Chimico Radiologico). In caso di incidente ferroviario con il coinvolgimento di sostanze chimiche si troverebbero quindi a fronteggiare un’emergenza con pochissima attrezzatura e un numero esiguo di personale. L’invio di uomini, automezzi e attrezzatura di supporto da parte della sede di Varese e all’occorrenza del nucleo speciale di Milano richiederebbero tempistiche che variano dai 40/90 minuti. Sentiamo parlare di milioni di euro (210 per l’esattezza) già stanziati e che dovranno essere investiti per il riammodernamento della ferrovia, ma non un euro per la sicurezza».
Al tema della sicurezza si somma l’annosa questione della sede dei vigili del fuoco di Luino: una struttura antiquata, angusta e che in diverse occasioni è stata essa stessa vittima di esondazioni per via della vicinanza col fiume Tresa.
«Sono trent’anni che sentiamo sterili proclami assicurando un impegno a trovare un’altra idonea collocazione per la sede. Solo promesse, che si ripetono puntualmente dopo ogni alluvione, che costringe i Vigili del Fuoco a “scappare” temporaneamente in sedi di fortuna.
Ultimamente il comune ha “donato” un terreno per costruire una nuova caserma, ma dove trovare i fondi per la sua realizzazione nessuno lo sa».
Anche l’organico andrebbe rivisto, portando gli effettivi da 5 a 7: l’ultima “prova del fuoco”, l’incendio di settimana scorsa nel centro storico della città, i vigili lunensi l’hanno superata grazie all’intervento del personale volontariamente rientrato in servizio.
«Ci domandiamo – conclude la nota – perché in Svizzera stanno dotando i colleghi d’oltralpe di tutto quello che necessitano con investimenti cospicui e in Italia non ci si preoccupi minimamente di dotare i soccorritori di attrezzature e automezzi atti a fronteggiare le emergenze. Eventi, fortunatamente senza grandi conseguenze, sono già capitati negli anni passati: interventi in seguito a rilascio di sostanze chimiche presso la stazione di Luino, un intervento nella galleria di Laveno, dove i soccorritori hanno dovuto trasportare a braccia e nel buio per centinaia di metri una donna e nella medesima galleria un principio di incendio ad un locomotore. Anche in questo ultimo caso i vigili sono accorsi portando all’interno della galleria gli estintori sulle spalle e rischiando la propria incolumità. Proprio questo tunnel è uno dei punti di maggior criticità della tratta in questione,
3000 metri di “buco” nella roccia senza illuminazione, dotazioni e uscite di sicurezza.
Per quanto sopra descritto è l’incubo di ogni soccorritore che sarebbe chiamato ad intervenire. Non chiediamo altro che attrezzature idonee a fronteggiare qualsiasi emergenza».
Una soluzione potrebbe essere la dotazione di autopompe “Bimodali” in grado di viaggiare su strada, ma anche su binari ferroviari come un vero e proprio treno capace di spegnere un incendio.
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