Matteo Perucchini ha domato l’Atlantico a colpi di remo
Dopo 52 giorni in mare l'atleta di Leggiuno ha portato a termine la traversata oceanica, primo tra gli atleti in solitaria della Talisker Challenge
Matteo Perucchini ha coronato il suo sogno. Dopo 52 giorni di fatica, sole e poderose vogate, il 34enne canottiere di Reno di Leggiuno è arrivato ad Antigua e terminato un’impresa straordinaria: attraversare l’Oceano Atlantico in solitaria con una imbarcazione a remi.
Perucchini era partito dalle Canarie a bordo della sua “Atlantic Inspiration”, appena 7,2 metri di lunghezza (e 2 di larghezza) per provare a compiere una traversata durissima, per la quale oltre alla forza nelle braccia era necessaria un’altrettanto grande preparazione dal punto di vista mentale. Matteo però ha dimostrato di possederle entrambe e ha coperto la distanza in 52 giorni, 3 ore e 26 minuti, tempo che lo ha collocato al 13° posto della Talisker Atlantic Challenge, la competizione nella quale era inserita traversata oceanica.
Il giovane leggiunese è stato il primo italiano a partecipare a questa prova, ed il primo a raggiungere Antigua tra gli equipaggi in solitaria (13° assoluto, dietro a quartetti e coppie) iscritti all’edizione 2015 della “Talisker”. Appena arrivato sulla terraferma, Matteo – ad attenderlo anche alcuni familiari – si è rifocillato con un’italianissima pizza (e con un gelato) per poi passare alle interviste di rito che toccano – e onorano – i concorrenti che terminano la prova.
La fatica di Perucchini tra l’altro non è stata fine a se stesse: con la sua iniziativa l’atleta varesotto ha anche promosso una raccolta fondi a favore di due associazioni di solidarietà. Una in Gran Bretagna (Paese al quale Matteo è molto legato), la Cardiac Risk in the Young, che si occupa di affrontare il problema dell’infarto nei giovani; la seconda in Italia, l’Associazione Neuroblastoma nata all’interno del “Gaslini” di Genova e attiva nella lotta ai tumori cerebrali pediatrici. E anche per questo, l’impresa di Perucchini è stata bellissima.
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