“Abbiamo ricominciato a sprecare l’acqua del Lago Maggiore”
Il Lago Maggiore è risalito, raggiungendo il limite massimo fissato dal governo. L'ira del Parco del Ticino: "La siccità non è superata, servono altri 25 centimetri di acqua"
Ci sono voluti quasi due mesi per recuperare la grave siccità che quest’inverno ha colpito il lago Maggiore. Ma ora tutto rischia di ricominciare (quasi) da zero perché avendo raggiunto la quota “limite” di 1,25 metri sullo zero idrometrico sono stati aperti nuovamente i rubinetti nel Ticino: non sarà più accumulata acqua, nonostante i rischi che potrebbero arrivare con la stagione calda dopo un inverno siccitoso.
«Da ieri si butta via acqua» denuncia il Parco del Ticino per bocca del suo vicepresidente, Luigi Duse, che tuona: «nel caso di danni non si invochino scuse». Il parco lotta infatti da anni contro il Ministero dell’Ambiente per la regolazione del livello del Verbano per ripristinare la sperimentazione (poi annullata dal governo) che aveva fissato ad 1,5 metri sullo zero e che aveva contrastato due anni di siccità. «Lo spreco di una risorsa indispensabile nel caso di una primavera o estate siccitosa, non trova alcuna motivazione tecnica -continua Duse- in quanto tutti gli studi e le analisi prodotti ai vari tavoli tecnici valutano positivamente l’accumulo di una maggiore quantità d’acqua».
Gli studi indipendenti in questione erano stati realizzati durante i numerosi tavoli d’emergenza di quest’inverno e hanno mostrato come l’innalzamento del livello del lago sarebbe in grado di posticipare le emergenze di 10 giorni in estate e addirittura 25 in inverno. Una vera boccata d’ossigeno per il lago dal momento che trattenere quei 25 centimetri di acqua più equivale a poter contare su 52 milioni di metri cubi di risorsa idrica disponibile in caso di necessità per le attività di valle, che interessano oltre all’ecosistema del Ticino anche 7.000 aziende della principale zona agricola d’Italia.
Un errore di valutazione che, compiuto oggi, potrebbe avere dunque pesantissime ripercussioni nei prossimi mesi. Se infatti oggi il livello del lago è tornato a livelli non allarmanti, le scorte di acqua sulle montagne potrebbero non bastare a garantire i rifornimenti necessari in estate. Una sensazione, quella della scarsità di neve sulle montagne, che viene certificata dai monitoraggi di Arpa. “Complessivamente il numero di giorni di pioggia dell’ultimo inverno è in linea con la media -scrive l’agenzia in una nota- sebbene insufficiente a colmare la scarsità di apporti dell’autunno” e anche se le piogge e nevicate di marzo hanno portato neve sulle montagne i problemi non sono certo superati. “L‘anomalia più significativa dell’inverno -continua Arpa- si riscontra nelle temperature, sia massime che minime: in molte stazioni meteorologiche la media delle temperature minime del trimestre è stata superiore a 0°C contro una minima normalmente compresa tra 0° e -2°C. Le temperature massime trimestrali si sono attestate tra i 9° e i 10°C, con un valore più mite di circa 2 °C”.
In pratica due mesi di grave siccità che si sono sommati sì ad un periodo di precipitazioni anche massicce ma con temperature che sono rimaste troppo alte ha come risultato il fatto che la scorta di acqua sulle Alpi potrebbe non essere sufficiente a compensare un’eventuale estate poco piovosa. E continuando a buttare via l’acqua del Lago Maggiore il sistema agricolo di buona parte di Lombardia e Piemonte potrebbe essere esposto a gravi rischi.
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