Alla Forcora si prepara la discesa delle mandrie
Coldiretti: l’Alpeggio? Tradizione ancora viva anche nel Varesotto
Una tradizione tutt’altro che perduta. E che, anzi, resiste e prova a conquistare la passione delle nuove generazioni: perché l’alpeggio affascina e, soprattutto, fa ‘vivere’ la montagna.
Ancor oggi i sentieri delle ‘terre alte’ della provincia prealpina si snodano tra gli antichi pascoli dove, col tempo, il bosco ha preso il sopravvento.
A resistere, invece, sono i pianori dell’Alpe Forcora che, ancora oggi, l’Associazione Allevatori della provincia di Varese ne detiene l’affitto: ed è il suo presidente, Paolo Zanotti, a curarne direttamente la gestione: “Oggi fare alpeggio non è semplice. Ma è bellissimo: ogni anno salgo qui con i miei capi e con quelli degli altri soci che hanno deciso di affidarmeli: in tutto, una cinquantina di manze, anche di imprese che praticano la linea vacca-vitello. Ora iniziamo a prepararci alla discesa, la stagione anche quest’anno ha intrapreso la sua fase conclusiva. L’associazione dà a tutti i soci la possibilità di monticare i propri animali, è un importante valore aggiunto che speriamo di riuscire a mantenere anche per il futuro: in inverno, infatti, verranno fatti i nuovi bandi, l’auspicio è che si guardi al futuro della montagna e di una gestione dell’alpeggio che va vista a lungo termine, salvaguardandone la pratica e la tradizione”.
47 anni, Zanotti, allevatore a Casciago (dove alleva un centinaio di vacche e produce, tra le sue specialità, anche il caratteristico ‘Appena Munto’), ha trasmesso la sua passione anche al figlio Simone, 16 anni, oggi studente all’istituto agrario di Villa Cortese “ma che appena può – conclude Zanotti – sale in montagna per vivere questa bella avventura che, in fondo, è la stagione d’alpeggio: fatta di impegno e fatica, certo, ma anche di grandi soddisfazioni”.
Negli ultimi dieci anni – spiega Coldiretti su dati regionali – le malghe utilizzate per il bestiame sono aumentate del 46% passando dalle 609 del 2006 alle 890 del 2015 con oltre 36mila capi bovini portati sui pascoli in altura contro i 22mila del passato.
“Si tratta certamente di un segnale positivo – spiegano Fernando Fiori e Raffaello Betti, presidente e direttore della Coldiretti prealpina – che fa ben sperare circa il futuro non solo di tante produzioni tipiche ma dello stesso ambiente considerato il ruolo di salvaguardia e tutela che gli agricoltori svolgono in zone disagiate come quelle di montagna”.
Le malghe del settentrione lombardo sono collocate a quote che partono dai 966 metri della zona del Lario Intelvese ai 2.463 metri dell’alta Valtellina: passando, appunto, per i 1200 metri dell’Alpe Forcora, nel comune di Maccagno con Pino e Veddasca, da cui si gode una vista mozzafiato sul lago Maggiore.
La salita in alpeggio di solito inizia i primi di giugno per il rientro intorno alla metà di ottobre.
L’età media degli allevatori lombardi che praticano la monticazione di mandrie e greggi nei pascoli estivi è sotto i 45 anni, ma ci sono alpeggiatori anche molto più giovani.
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