Le pagelle di un premio Nobel
Il lago e Dario Fo, cittadino onorario di Luino, che fece diventare Porto Valtravaglia l’ombelico del mondo
Era una giornata di metà novembre di 14 anni fa quando una piccola folla si radunò al salone della proloco di Porto Valtravaglia a metà pomeriggio di una giornata nuvolosa e fredda. Dentro, un uomo alto, di un’eleganza semplice e gioviale che attirava l’attenzione di tutti.
Quando, da una borsa, qualcuno si avvicinò per porgergli dei fogli ingialliti, le sopracciglia si aggrottarono e le labbra sia aprirono stupite nell’ennesimo sorriso: erano le sue pagelle, anno scolastico 1936/37. Erano e pagelle del premio Nobel Dario Fo.
Lo scrittore e drammaturgo era sulla cresta dell’onda da decenni, ma da cinque anni era arrivato il più prestigioso riconoscimento internazionale che un autore possa vedersi attribuire.
Le persone erano galvanizzate, e felici, perché in quei giorni era uscito il libro che parlava di loro, dei Mezaràt, degli abitanti di quel paese raccontato in un romanzo di formazione che proprio da qui partiva, da un piccolo comune che non si spegneva mai per via della laboriosità di artigiani e vetrai che seguivano il ritmo degli altiforni e che come i pipistrelli – i mezaràt appunto – vivevano di notte.
I bar non avevano le porte, perché non c’era bisogno di chiuderli, dal momento che c’erano sempre avventori e sempre restavano aperti, narrava nel libro dedicato ad una delle sue città.
Fo sarà sempre milanese, ma nacque in provincia di Varese a Sangiano, poco più a sud di Porto, ma sempre zona di Lago.
Nel suo libro raccontava la giovinezza spensierata che venne ricordata pochi giorni dopo l’evento in paese, nel 2002, dalla sua anziana maestra, insegnante di italiano che ne ricordava le starbilianti capacità già da piccolo, e pure la pessima ortografia, per la quale Fo si meritò solo un 7. In quei giorni Porto Valtravaglia era diventato l’ombelico del mondo, e i suoi cittadino ne andavano fieri.
Il lago e Fo sono stati per anni una cosa sola. La capitale di questa parte di lago, Luino, a poca distanza da quella Svizzera che si immaginava coi tetti di cioccolato, fu la sua residenza dal 1959 al 1975.
Per questo il 16 ottobre 1996, un anno prima di ricever il Nobel, venne insignito dall’amministrazione comunale retta dall’allora sindaco Pietro Tosi della cittadinanza onoraria.
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