Chiusura dei valichi, interrogazione al Ministro degli Esteri e lettera all’Europa
Si alza ulteriormente l'attenzione sulla querelle con la Svizzera per la chiusura notturna dei valichi
Non cala l’attenzione sulla questione della chiusura notturna dei valichi di Cremenaga, Novazzano e Pedrinate, che ha ormai assunto dimensione nazionale, in particolare dopo la convocazione di ieri sera dell’ambasciatore svizzero da parte della Farnesina.
Oggi il deputato varesino Angelo Senaldi ha depositato un’interrogazione al ministro degli Esteri sulla chiusura notturna di tre valichi. L’interrogazione è stata firmata anche dagli altri deputati del Partito Democratico delle province di Varese e Como.
“Come è evidente – spiega Senaldi – la chiusura non serve agli scopi dichiarati oltreconfine, cioè evitare il passaggio dall’Italia alla Svizzera di criminali intenzionati a commettere furti, ma si aggiunge alla serie di azioni messe in atto per creare disagi ai frontalieri che utilizzano i valichi per motivi di lavoro anche negli orari notturni. Trovo doveroso, quindi, che l’iniziativa parlamentare si aggiunga a quelle già intraprese a ogni livello, dal locale al nazionale: mobilitazione dei sindaci delle aree di confine, la mozione votata dalla quasi totalità del Consiglio regionale e la convocazione dell’ambasciatore svizzero da parte del ministro degli Esteri”.
Insieme a Senaldi hanno firmato l’interrogazione Mauro Guerra, Daniele Marantelli, Paolo Rossi. Maria Chiara Gadda e Chiara Braga.
Il testo dell’interrogazione
Al ministro degli Affari Esteri – per sapere – premesso che
a gennaio 2017 mezzi d’informazione hanno diffuso la notizia che le Autorità Svizzere, allo scopo di arginare reati contro il patrimonio a loro avviso commessi da criminali provenienti dall’Italia, avevano deciso di chiudere nelle ore notturne i valichi di frontiera a Novazzano, Pedrinate e Ponte Cremenaga;
in data 1 Aprile le Autorità Elvetiche hanno effettivamente incominciato a chiudere i tre valichi fra le 23 e le 5;
la misura rischia di avere ripercussioni negative sulla viabilità nelle aree del territorio italiano che si trovano vicino ai valichi;
la chiusura crea disagi ai frontalieri che attraversano il confine anche nelle ore interessate dal provvedimento;
la Svizzera fa parte, come l’Italia, dell’Area Shengen, dunque non effettua più controlli sistematici alla frontiera (con eccezione per quelli previsti da precisi vincoli, dovuti a motivi di sicurezza interna o a fondati sospetti su minacce alla sicurezza pubblica e su casi di criminalità transfrontaliera) ed è tenuta a garantire la libera circolazione dei cittadini europei;
la decisione è stata presa in modo unilaterale dalle Autorità Elvetiche, senza comunicazioni agli enti locali italiani che si trovano nei pressi del confine e senza tenere in considerazione i disagi conseguenti;
la chiusura, stando alle fonti di stampa, dovrebbe rimanere in vigore per 6 mesi ma, avendo carattere sperimentale, potrebbe essere prolungata sine die;
la convocazione tempestiva dell’Ambasciatore svizzero ha dimostrato l’attenzione del Ministero verso la questione sollevata anche da tanti Sindaci dei territori di confine;
se le Autorità Elvetiche abbiano indicato la tempistica per la risoluzione della situazione di disagio e di discriminazione che contravviene i trattati di libera circolazione;
se, in caso di prosecuzione della chiusura notturna, intenda adottare iniziative a tutela dei cittadini italiani ed in particolare dei lavoratori frontalieri.
L’attenzione sulla vicenda è stata portata anche a livello europeo, con una lettera a Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza europea, inviata questa mattina da Lara Comi, eurodeputato di Forza Italia al Parlamento Europeo e vicepresidente del Partito Popolare Europeo.
“Prendere urgentemente provvedimenti europei contro la Svizzera per il mancato rispetto dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone, a seguito della chiusura dei tre valichi di frontiera, tra Como e Varese, in vigore dal 1 aprile – scrive Lara Comi – Pur ricordando come l’Italia rappresenti il primo mercato di sbocco per il Cantone, con un tasso di disoccupazione sotto il 4% che rende necessario il supporto dei lavoratori transfrontalieri, da parte della Svizzera sono cresciuti negli ultimi anni sentimenti molto critici nei confronti dell’Italia, con azioni che sfociano in una persistente discriminazione nei confronti dei nostri cittadini che ogni giorno offrono il loro contributo in termini di manodopera e ingegno”.
“A seguito poi dell’ultimo provvedimento di chiusura dei confini, è necessario, da parte della Svizzera, assicurare l’apertura senza limiti orari dei valichi –continua la Comi- tenendo conto che ci sono lavoratori transfrontalieri che non hanno orari di lavoro tradizionali o che raggiungono il posto di lavoro la mattina molto presto. E’ per questo necessario porre fine a questa situazione che desta continua preoccupazione e che compromette sempre di più i rapporti tra Italia e Svizzera”.
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