Croce Rossa: «No ai selfie coi feriti in barella»
Il presidente della Cri luinese Pierfrancesco Buchi interviene dopo le polemiche scoppiate sul recupero dei due anziani a Maccagno. “Comunichiamo il nostro lavoro in maniera più discreta”
Non si placano le polemiche sugli interventi di ricerca persona in provincia di Varese in seguito alla denuncia dei vigili del fuoco in merito al soccorso di due coniugi a Maccagno, avvenuta qualche giorno fa.
Dopo il comunicato sindacale di ieri mattina, e la replica del CNSAS, ad entrare nel vivo della vicenda questa volta è il presidente della Croce Rossa Italiana di Luino Pierfrancesco Buchi, ente che ha partecipato alle operazioni di ricerca delle persone, conclusasi positivamente.
Ma la riflessione di Buchi non si muove tanto sul piano tecnico: «Non spetta a noi stabilire se ci sono state azioni che hanno comportato dei ritardi nel soccorso o che quanto accaduto abbia compromesso la qualità dell’intervento generale. Ci sono gli organi e le sedi opportune che stabiliranno eventuali responsabilità», dice.
Il punto è un altro. Ed è una questione di immagine, nel vero senso della parola.
«Ho visto – afferma il presidente della Croce Rossa Italiana di Luino – in questi giorni alcune immagini sui Social Network proprio dell’intervento a Maccagno, dove, forse trasportando il ferito in barella o il materiale utile per soccorrere l’infortunato, pare ci si fermi in posa per essere fotografati. Peggio sarebbe, se come pare dalla foto, il fotografo possa essere chi è dall’altro capo della barella».
«Abbiamo l’impressione – continua Pierfrancesco Buchi – che a volte si voglia più passare da super-soccorritori, pensando magari più a calcare la scena da protagonisti che a coordinarsi meglio con tutte le realtà di soccorso presenti sul posto.
Nei contesti dove si soccorre persone infortunate, nei boschi come nelle strade, ferite o peggio magari in fin di vita, non trovo opportuno che ci sia la corsa al reportage fotografico della propria azione, anche con il rischio di compromettere il soccorso stesso o di urtare le sensibilità delle persone coinvolte».
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