Chili di marijuana e cocaina, una coppia in manette
Via vai sospetto, blitz dei Carabinieri: scoperte due “case dello spaccio” a Leggiuno e Laveno Mombello. 7 kg di marijuana nel sottoscala ed oltre 350 grammi di cocaina in un armadio in una casa, un chilogrammo di marijuana e mezzo chilo di hashish nell'altra
Blitz dei carabinieri di Laveno Mombello in due abitazioni, una proprio a Laveno ed una a Leggiuno. I militari, appostati nei pressi di un’abitazione, dove da alcuni giorni era stato segnalato un via vai anomalo, hanno seguito e bloccato una donna di 48 anni.
Con il compagno, un coetaneo originario di Varese, avevano allestito una sorta di casa dello spaccio. In manette per detenzione illecita di sostanze stupefacenti tre individui sono finiti una coppia di coniugi incensurati ed un uomo originario della provincia di Bergamo.
Per prima è stata identificata una 48enne operaia di Sangiano alla guida della sua auto, usata per fare la spola tra le due abitazioni: addosso aveva 50 grammi di marijuana occultati nella borsa.
A quel punto i Carabinieri hanno fatto irruzione a Laveno nell’abitazione di via Castellini e presso la residenza della donna a Sangiano. Nel corso delle due perquisizioni, la scoperta: nelle abitazioni erano presenti altrettanti inquilini, a Laveno un disoccupato bergamasco di 53 anni con piccoli precedenti in materia di stupefacenti, mentre a Sangiano il marito coetaneo della 48enne – disoccupato ed originario di Varese – ma soprattutto erano detenute sostanze stupefacenti in notevole quantità e diversa qualità.
Infatti a Laveno i militari hanno rivenuto 7 kg di marijuana nel sottoscala ed oltre 350 grammi di cocaina in un armadio, mentre a Sangiano presso l’abitazione dei due coniugi, il marito della donna consegnava ai Carabinieri il chilogrammo di marijuana ed il mezzo chilo di hashish che deteneva nella credenza. Tutti e tre i soggetti coinvolti sono stati arrestati su disposizione del Pubblico Ministero della Procura di Varese, Luca Petrucci.
Sono ancora in corso i necessari approfondimenti per comprendere il ruolo dei tre arrestati nello spaccio degli stupefacenti in zona. Le notevoli quantità recuperate lasciano pensare che la sostanza non fosse destinata ad uno spaccio “al minuto” ma che i protagonisti della vicenda – nonostante fossero del tutto o pressoché incensurati – si ponessero ad un livello superiore rispetto a quello di semplici “pusher”.
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