Compagnoni: “Dei frontalieri si discuta in Consiglio”
Il capogruppo de l'Altra Luino torna sulla mozione ritirata nel corso dell'ultimo consiglio comunale
Il capogruppo de l’Altra Luino Franco Compagnoni torna sulla mozione ritirata nel corso dell’ultimo consiglio comunale. Pubblichiamo di seguito la sua nota.
Valichi, frontalieri, maggioranza e mozione Taldone…. un bello ed incredibile ‘vorrei ma nn posso…’.
Bene la presenza mediatica riguardante la problematica della chiusura dei valichi e quella del frontalierato, in questi ultimi periodi particolarmente intensificatasi a seguito della decisione unilaterale Svizzera di chiusura di alcuni confini minori tra cui Cremenaga.
Bene anche il tentativo di coinvolgimento di enti istituzionali superiori, per sollecitare conoscenza ed interesse gestionale concreto, solo quando amministrativamente e a livello locale si opera fino in fondo nel proprio naturale ruolo.
Bene, e sempre dalla parte di sindaci e territorio, la creazione di massa critica in relazione alla sua costante protezione ed al suo progressivo augurabile sviluppo.
Tutto bene, quindi, ma con la necessità che tali attenzioni operative siano sostenute da un effettivo convincimento amministrativo comportamentale e non rappresentino scusanti pseudo-giustificative di un clamoroso, banale, quanto incredibile inciampo, nel quale emblematicamente la maggioranza è incorsa in questi giorni: una bella ‘buccia di banana’”.
“Solo un inciso ‘tecnico pre politico’, sottaciuto riguardante il valico di Cremenaga, così importante ed ingiustamente finito sotto tiro – analizza Compagnoni -. In più di una occasione la dogana Ponte Cremenaga ha rappresentato, e continua a farlo, anche una via alternativa di comunicazione alla martoriata Luino-Lavena Ponte Teresa, più volte interrotta per smottamenti indotti dalle piogge nel corso degli anni. Ce ne si rende bene conto solo durante le necessità di passaggi di emergenza urgenza.
Quindi, la mozione di Giuseppe Taldone, nell’essere importante richiamo di coesione e con contenuti di assoluto buon senso ed ovvietà, si è incredibilmente trovata impantanata in una dinamica di ‘non voto’ in consiglio (della quale suo malgrado lo stesso amico Giuseppe è poi stato vittima), ma che rende ancor meglio evidente come successivi interventi ed affermazioni contestuali siano prevalentemente dettati sostanzialmente da necessità di una giustificazione poco cosmetica ad una clamorosa assurdità. Quando l’ovvio non si realizza, infatti, va sempre giustificato, altrimenti ovvio non è”.
“È importante e legittimo avere ideale ed orientamento politico, possedere una dottrina – chiarisce il medico luinese -. Fuorviante e paradossalmente pericoloso è invece essere ‘indottrinati’, soprattutto in veste di amministratori, e quindi pur di derivazione di parte, sindaco di tutti o amministratori di tutti. La virtuosità di un amministratore locale, soprattutto se di derivazione partitica, consiste nel basare le indicazioni della propria dottrina con le esigenze peculiari e caratteristiche del proprio territorio, evitando così che un’infelice acritica obbedienza dottrinale si trasformi in un atto paradossale quanto meno irresponsabile. Sono sicuro, infatti, che nessun collega membro del consiglio comunale, nel proprio non indottrinato intimo e non coinvolto con altra modalità partitica strumentale, possa configurare, dato che ci troviamo anche in una zona a vocazione turistica, la chiusura dei valichi come elemento di maggiore necessaria garanzia di sicurezza. Questo, invece, potrebbe essere davvero maggiormente concretizzata, ad esempio, con sollecitazione, sostegno ed una sempre continua razionalizzazione dell’attività integrata e di presidio delle Forze dell’Ordine, delle quali si ha territorialmente il fortunato privilegio di disporre”.
“Anche il ritiro della mozione in funzione di una riproposizione modulata per un consenso unitario è nei fatti ridondante e contraddittorio – conclude il capogruppo de ‘L’Altra Luino’ -. Relativamente ai contenuti, già più che ovviamente e semplicisticamente unificanti, la cui discussione ne sconfesserebbe l’essenza, si è aggiunta anche la impossibilità della discussione politica in consiglio, indispensabile per giungere ad un concorso unanime. Non sono infatti le Commissioni la sede di tale dibattito, come detto dal sindaco durante la seduta; esse rivestono solo un ruolo di elaborazione tecnica di tematica. In consiglio regionale, la mozione dell’avvocato Luca Marsico, sostanziale progenitrice di quella Taldone, ha trovato una propria ovvia fisiologica trasversale forza di affermazione. Per ora, da noi, invece, la demagogia espressa da dietrologie dottrinali politico partitiche, ha inviluppato un’iniziativa amministrativa a dir poco naturale. Credo sia a dir poco imbarazzante. Un vincolo gravativo inquieto su obiettività, lucidità e consapevole responsabilità di rappresentatività e gestione territoriale”.
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