L’ultimo saluto a don Giuseppe
Quattro vescovi hanno partecipato alla cerimonia. Numerosissimi partecipanti, fedeli, amici e collaboratori di "Don Gi"
Si sono svolte venerdì nel pomeriggio di oggi, 28 luglio in un assolato pomeriggio di piena estate le esequie di don Giuseppe Fonsato, parroco di Castelveccana e Nasca, prematuramente scomparso dopo lunga e dolorosa malattia.
A officiare il rito, ben quattro vescovi, una ventina di sacerdoti e alcuni diaconi.
Numerosa la folla di partecipanti, fedeli, amici e collaboratori di Don Gi (cosi chiamato con affetto).
Ha presieduto la messa mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo metropolita di Gorizia e già vicario generale della diocesi di Milano e amico fraterno di don Giuseppe, e hanno concelebrato con lui mons. Pierantonio Tremolada, vescovo eletto di Brescia che conosceva bene il parroco di Castelveccana, mons. Franco Maria Giuseppe Agnesi, vicario episcopale per la zona pastorale di Varese e mons.Luigi Stucchi, vicario episcopale per vita consacrata femminile.
All’inizio della funzione mons. Agnesi ha letto il messaggio dell’amministratore apostolico della diocesi di Milano, card. Angelo Scola, che ha tratteggiato la biografia pastorale di don Giuseppe.
L’omelia, molto toccante, è stata predicata da mons. Luigi Stucchi, che si è rivolto direttamente a don Gi in un dialogo fraterno, e ne ha tratteggiato con precisioni le virtù pastorali e umane.
Il vescovo Stucchi ha ricordato che, dopo i dieci anni di vicario parrocchiale a Luino, dove si era occupato in maniera stupenda della comunità di Colmegna, piccolo borgo incastonato tra il Lago e la Valdumentina, don Giuseppe abbia accettato fin da subito la proposta di diventare parroco di Castelveccana, nonostante i gravi problemi in cui versava quella parrocchia.
Don Gi si era fin da subito dedicato alla pastorale giovanile, dove aveva aiutato a crescere molti adolescenti e giovani, e aveva proseguito con la promozione dell’attività teatrale.
Commovente quando mons. Stucchi ha terminato l’omelia dicendo che ogni anno don Gi lo chiamava per scambiarsi gli auguri, mentre da quest’anno non ci sarà più bisogno di una telefonata, perché don Gi ci guarda e benedice dal Cielo.
Molto belli gli interventi finali, tra cui quelli di Giorgio Rivi, un giovane neodiplomato e cerimoniere della parrocchia di Castelveccana, che ha ricordato quanto don Gi abbia fatto bene ai giovani come lui, aiutandoli a crescere e a capire la bellezza dello stare insieme.
Lo ha ricordato anche Matteo Volontieri, giovane della parrocchia di Colmegna e vero amico insieme alla sua famiglia del don, che con parole cariche di affetto e riconoscenza ha ricordato i tantissimi momenti belli trascorsi in sua compagnia, tra cui le gite in montagne in particolare a Ceresole, dove don Gi possedeva una casa che condivideva con tutti, le merende a base di nutella, i falò sulla spiaggia e le tournée teatrali.
Il prevosto e decano di Luino, don Sergio Zambenetti, ha ricordato e ringraziato don Gi a nome di tutte le parrocchie del Decanato e in particolare ha ricordato come don Giuseppe credesse fermamente e con convinzione nel dialogo ecumenico, e ha ringraziato i fedeli delle Chiese valdesi e protestanti presenti alle esequie.
A margine della cerimonia Alessandro Franzetti, già presidente del Consiglio Comunale di Luino e da sempre attivo in parrocchia a Luino e nel decanato, ha un ricordo di don Gi come prete e uomo dal cuore buono, una persona che mai giudica e sempre accoglie tutti con un sorriso. Franzetti fu allievo di don Giuseppe alle scuole medie di Luino dal 1994 al 1997 quando don Gi era docente di religione, e cosi come altri ragazzi di allora, ne è poi rimasto grande amico.
Al termine della cerimonia, sul sagrato della Parrocchiale, sono stati lanciati in Cielo dai “suoi” ragazzi i palloncini.
Tantissima dunque era la gente venuta a salutare per l’ultima volta don Giuseppe, molti con le lacrime agli occhi, segno che don Gi era davvero ben voluto avendo fatto del bene a tutti e che d’ora in poi tutti ne sentiranno la mancanza.
Chi lo conosceva bene però sa che don Gi, sempre allegro e solare, non vorrebbe vedere il suo gregge triste, ma sorridente, e infatti lui dal Cielo sorride a tutti.
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