Più soldi in busta paga e nuova formazione, così si rilanciano i territori di confine
La proposta di legge “Aree di Confine” presentata dopo sei mesi di confronto con gli imprenditori del Luinese e della Valcuvia: al centro, la riduzione dei prelievi fiscali per i dipendenti di imprese entro i 20 km dai valichi
Un incentivo fiscale destinato ai lavoratori e un obiettivo: arrestare la fuga delle professionalità, perlopiù giovani e qualificate, dalle aziende italiane di confine verso le imprese con sede in Canton Ticino. È la proposta di legge “Aree di Confine”, messa a punto da Confartigianato Varese con l’intento di recepire le forti criticità denunciate dagli imprenditori dell’area del Luinese e della Valcuvia.
Per l’associazione il primo passo di un processo di mobilitazione attiva di un’associazione di rappresentanza delle imprese, e degli stessi imprenditori, a beneficio dei dipendenti (50mila, quelli ad oggi stimati, nell’area oggetto dell’intervento), per i quali il documento illustrato nella giornata di oggi – venerdì 13 ottobre – prevede l’innalzamento dell’importo netto percepito in busta paga. Per accedere al regime fiscale incentivante, i lavoratori dovranno dimostrare di risiedere in Italia, avranno l’obbligo di vivere in un comune di confine per almeno tre anni successivi all’assunzione (o per i tre mesi precedenti all’entrata in vigore della norma) e dovranno essere occupati in un’impresa con sede legale entro i venti chilometri dal confine (svizzero, per quel che riguarda l’area del Luinese, ma anche austriaco, francese o sloveno). A fronte di tali requisiti, il reddito da lavoro dipendente prodotto nel territorio dello Stato Italiano potrà concorre alla formazione della base imponibile nella misura che va dal 70 al 50%.
La proposta parte dalla specificità del territorio del Lunense e delle valli vicine, ma ovviamente – trattandosi di una Legge nazionale – definisce meccanismi che avrebbero valore su tutti i territori di confine, quindi anche per quelli che confinano con Francia, Austria e Slovenia.
Un’impresa non facile, ma possibile: «Siamo consapevoli delle difficoltà che incontreremo lungo il cammino che abbiamo scelto d’intraprendere a sostegno delle imprese dell’area del Luinese e della Valcuvia – commenta il presidente di Confartigianato Varese, Davide Galli – Ma parliamo di imprese che, con coraggio, affrontano la quotidianità di un territorio non facile dal punto di vista logistico e infrastrutturale, oltre ai costi aggiuntivi che queste condizioni impongono nel confronto con competitor attivi in zone più facilmente raggiungibili e meno esposte al dumping salariale esercitato dalle aziende ticinesi sulle professionalità giovani, esperte o particolarmente qualificate. Ed è coraggio ad averci spinto a non fermarci alla critica, ma a formulare una proposta».
Anche perché, prosegue Galli, «queste nostre imprese sono, purtroppo, simili a tante altre che, in luoghi e contesti differenti, affrontano problemi e criticità altrettanto quotidiane e penalizzanti» . Basti pensare ad alcune aree delle province di Como, Lecco e Sondrio, oppure al Vco, tanto per citare le più vicine e le più esposte al dumping salariale esercitato d’oltreconfine. «Si badi bene, non lavoriamo per colpire chi sceglie di lavorare fuori dall’Italia, ma per sostenere che in Italia intende rimanere, a beneficio di un sistema economico che, in alternativa, potrebbe abbandonare luoghi e terre destinati alla desertificazione produttiva» mette in chiaro il direttore generale, Mauro Colombo. Una perdita grave per aree, come quelle del Luinese e della Valcuvia, a forte vocazione manifatturiera, da sempre vicine ai territori che le ospitano e punto di riferimento sociale e occupazionale.
E proprio l’aspetto sociale è alle fondamenta della scelta d’inserire, nelle maglie della proposta, la possibilità per il lavoratore di usufruire del beneficio fiscale per la durata massima di cinque anni, anche non continuativi, così come evidenziato in fase di presentazione da Claudia Chiuppi, responsabile amministrazione del personale. Un beneficio a supporto del reddito in casi particolari come malattia, ad esempio, maternità obbligatoria o facoltativa. «Sappiamo, inoltre – aggiunge Colombo – che è in atto una crescente difficoltà d’occupazione in Canton Ticino per i lavoratori over 50 e over 55 e, al contempo, ci risultano problemi di inserimento per i giovani con professionalità non corrispondenti alle richieste produttive della zona».
Di qui la scelta di avviare un progetto formativo, che ha visto coinvolti la responsabile di AreaLavoro, Lucia Pala, e il responsabile Formazione Umberto Rega, articolato in due fasi: la prima prevede una formazione tecnica (tra le 40 e le 80 ore) mirata alle esigenze occupazionali del territorio, attraverso un corso finanziato da fondi formazione e l’impegno, da parte dell’azienda, ad assumere. La seconda contempla corsi post-diploma (biennali o annuali) nell’ambito dei quali, il 50% dei docenti, provenga dal mondo del lavoro e delle professioni e sia garantito il 30% di ore di tirocinio. Corsi triennali potranno essere organizzati, inoltre, con l’Agenzia Formativa.
«L’offerta formativa del Nord della Provincia, pur ottima, non soddisfa appieno i bisogni delle imprese e non permette ai ragazzi di trovare la strada giusta per il proprio futuro, nonostante le offerte di lavoro non manchino e siano in corso processi di ricambio generazionale» continua il presidente Galli. «Sappiamo che a livello regionale e nazionale si avvicinano consultazioni elettorali che potrebbero rallentare l’iter della proposta di legge, ma non possiamo aspettare e siamo certi che tutti coloro che sono qui oggi, e che hanno manifestato l’interesse a confrontarsi con noi in un futuro prossimo, riusciranno a comprendere la bontà dell’operazione traducendola, è il mio auspicio, in un impegno di mandato bipartisan».
L’incontro del 13 ottobre giunge al termine del percorso ImpreseAperta, che ha visitato varie aziende e messo a confronto gli imprenditori. Ora si apre ad una nuova fase di collaborazione con le istituzioni presenti, tutte disposte a contribuire non solo alla definizione di un vero e proprio iter legislativo ma anche a sostenere le imprese attraverso percorsi formativi adatti alle esigenze occupazionali.
Alla mattina di presentazione della proposta di legge hanno partecipato anche diversi esponenti istituzionali, nonostante il periodo convulso per la politica (qualcuno è arrivato trafelato dopo il viaggio notturno in treno da Roma). C’erano Erica D’Adda, senatrice Pd; Angelo Senaldi, deputato Pd; Raffaele Cattaneo, presidente del consiglio regionale della Lombardia; Francesca Brianza, assessore regionale al Reddito di autonomia e Inclusione sociale con delega ai Rapporti con la Confederazione Elvetica; Paola Macchi, consigliere regionale Movimento Cinque Stelle; Luca Marsico, consigliere regionale Forza Italia; Paolo Bertocchi, consigliere provinciale Pd; Emanuele Monti, consigliere regionale Lega Nord. Quello con gli esponenti politici è stato anche un confronto aperto, vero, inaugurato da Erica D’Adda che è intervenuta per prima nell’esaminare le proposte, anche con critiche tecniche. Franco anche l’intervento di Raffaele Cattaneo, che da presidente di un’assemblea elettiva ha chiesto di allargare il confronto anche ad altri territori,«consapevoli che proposte come questa, che interessano l’ambito fiscale, dovranno trovare anche le necessarie coperture economiche». «Sarà necessario predisporre pertanto una apposita proposta di legge al Parlamento che evidenzi, a fronte dei maggiori costi, i benefici e le ricadute che si potrebbero avere per il territorio, tenendo conto anche delle opportunità che si potrebbero presentare dal confronto in essere a livello europeo sugli accordi transfrontalieri. Sarebbe utile che iniziative come questa possano essere infine sostenute e sviluppate in modo analogo anche da associazioni artigiane di altri territori regionali e di regioni vicine, così da rafforzare il peso specifico delle richieste».
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