Nell’archivio che custodisce la storia del volo, una “miniera” per appassionati
In via De Pinedo una piccola palazzina ospita migliaia di disegni, foto e altri materiali dell'archivio della Siai Marchetti, dal 1915. Qui arrivano studiosi, storici e persino chi vuole ricostruire un aereo intero
![Sesto Calende varie](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2018/04/sesto-calende-varie-664856.610x431.jpg)
L’S-55 che attraversò l’Atlantico tra Italia, il “gobbo maledetto” che preoccupava i piloti inglesi, ma anche il più umile Sf-260, che ha insegnato a volare a tre generazioni di piloti. Sono tante le storie custodite nelle scansie e negli armadi dell’Archivio Siai Marchetti, a Sesto Calende. Una miniera di informazioni che attrae appassionati italiani, ricercatori stranieri, “sognatori” che vogliono ricostruire repliche a grandezza naturale degli aerei più famosi della casa produttrice di Sesto Calende, nata a Milano come Siai (Società Idrovolanti Alta Italia) nel 1915.
L’archivio è oggi affidato al Gruppo Lavoratori Seniores Siai Marchetti. Un gruppo di ex lavoratori che si trova quasi tutti i giorni nella sede di via De Pinedo a Sesto. «Oggi l’attività del Gruppo – spiega il presidente, Marzio Mariani – è dedicata soprattutto a salvaguardare questo grande archivio storico, con 35mila disegni dal 1920 a fine anni Cinquanta, con tutta la storia dell’ingegner Marchetti che ha progettato e costruito cinquanta velivoli». E ancora manuali tecnici e operativi, contratti in tempo di pace e di guerra, fotografie, modellini dalle origini fino all’S226.
Un patrimonio che richiama soprattutto gli studiosi di aviazione. Tra i progetti nati grazie ai materiali custoditi a Sesto c’è ad esempio la collana “Archivi ritrovati”, che ha proposto studi dettagliatissimi sugli aerei costruiti a Sesto Calende. Un lavoro che è partita da una coppia di ricercatori e che racconta quanto le ricerche storiche sugli aerei vadano lontano: i fondatori del progetto sono infatti Paolo Miana (studioso di aeronautica che vive a Lubiana e lavora per un’azienda che restaura aerei d’epoca) e Jukka Keranen, che invece è finlandese e vive a Helsinki, a cui poi si sono aggiunti Matteo Gandini e Federico Ottenziali.
![Sesto Calende varie](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2018/04/sesto-calende-varie-664857.610x431.jpg)
Dal lunedì al mercoledì gli ex operai, disegnatori, dirigenti Siai si trovano in archivio per un’opera fondamentale, salvare i disegni cartacei: «Ormai i materiale si stanno deteriorando, per questo li stiamo scannerizzando» spiega ancora Mariani. C’è chi è convinto che Sesto possa divenire uno spazio capace di richiamare ancora più appassionati: «Sono certo che, con gli adeguati accorgimenti e con una adeguata squadra operativa, sia possibile creare un archivio storico organizzato e adeguato a svolgere tutte le attività di conservazione, catalogazione e valorizzazione dei documenti presenti», spiega Alfiero Marangon, appassionato di aviazione e promotore della rete ArchIoLab. Dare una struttura più adatta all’archivio, poi, innescherebbe secondo lui un circolo virtuoso: con spazi adeguati, più ricerche, accesso più facile sarebbe probabilmente possibile recuperare anche altro materiale, andato disperso. Le ricerche a volte incappano anche in aneddoti curiosi: «In archivio – racconta Marangon – ho trovato una lettera in cui si diceva che il piccolo Romano Mussolini avrebbe desiderato un aereo come quello del padre Benito: il delegato della Siai a Roma, per lettera, chiedeva un modellino alla sede di Sesto».
![Savoia Marchetti Siai S55 idrovolante](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2016/11/savoia-marchetti-siai-s55-idrovolante-580318.610x431.jpg)
Grazie alla rete tra le diverse realtà (come CraftLab) in dieci anni sono stati già scannerizzati e catalogati – dato di febbraio 2018 – 700 manuali, 2500 fotografie, circa 5000 disegni, e 15000 tra documenti, relazioni e comunicazioni. È partita dall’archivio di Sesto anche l’avventura del “progetto S55“, il sogno di un gruppo di appassionati e di ex operai delle aziende aeronautiche del Varesotto, che si sono imbarcati nella ricostruzione in grandezza naturale dell’S-55 X I-BALB, l’aereo con cui Italo Balbo guidò la trasvolata atlantica compiuta nel 1933 da ventiquattro idrovolanti S-55. «All’inizio abbiamo accarezzato l’idea di fare una copia volante» confessa Filippo Meani, ingegnere, ex dirigente Siai ed Aermacchi, coordinatore del progetto. «Ma costerebbe il triplo e soprattutto richiederebbe troppe mediazioni per adattarlo alla realtà di oggi».
![S55 Siai Marchetti replica](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2018/04/s55-siai-marchetti-replica-664923.610x431.jpg)
La costruzione del modello – che sarà poi esposto a Volandia, il museo del volo vicino a Malpensa – è iniziata effettivamente nel 2017, dopo due anni di studi. Ogni singola parte viene ricostruita da zero, usando spesso gli stessi materiali e le stesse tecniche, dalla struttura in legno alle coperture in tela. «Tutto sulla base dei disegni originali e, dove non disponibili, partendo da materiale fotografico» spiegano ancora i volontari del progetto.
![S55 Siai Marchetti replica](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2018/04/s55-siai-marchetti-replica-664924.610x431.jpg)
Documentazione estratta dagli armadi in legno dell’archivio, che conservano – in cassetti etichettati con il nome del velivolo – progetti, sezioni, disegni di dettaglio, lucidi e foto dei grandi aerei prodotti dalla Siai Marchetti, che ripercorrono, nel bene e nel male, la storia d’Italia. Ci sono gli SM75 che volavano tra l’Italia e la colonia dell’Africa Orientale, gli SM81 “Pipistrello” che bombardavano Barcellona nella Guerra Civile Spagnola, gli aerosiluranti SM79 “Sparviero” che diedero filo da torcere ai piloti inglesi e alle navi della Royal Navy. O nel dopoguerra gli SM95 che inaugurarono i voli internazionali della nuova Alitalia, nel 1947.
![Sesto Calende varie](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2018/04/sesto-calende-varie-664855.610x431.jpg)
Ancora più indietro, nella memoria, ci sono i duelli degli idrovolanti Siai sui cieli dell’Adriatico, nella Prima Guerra Mondiale, quando gli italiani sfidavano i piloti austroungarici. Una epopea che ha ispirato il film “Porco rosso”, del maestro del cinema d’animazione giapponese Hayao Miyazaki. Che proprio nell’aereo del protagonista (un pilota-maiale) ha nascosto un omaggio agli aerei prodotti in provincia di Varese dalla Macchi e dalla Siai.
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