XXV Aprile nel ricordo di don Folli
Anpi: "Autentico difensore della libertà nel 70° anniversario della scomparsa"
Quest’anno la celebrazione del XXV Aprile si svolgerà a Voldomino e più precisamente in piazza Piave.
Qui il 3 dicembre 1943 la soldataglia nazifascista giunse all’improvviso per arrestare don Piero Folli e per stanare il gruppo di Ebrei ospitati nell’oratorio di S. Liberata in attesa di varcare il confine svizzero per sottrarsi ad un’inevitabile deportazione nei campi di sterminio del Terzo Reich. Sulla loro sorte nulla sappiamo di sicuro. Un testimone oculare, Gino Moroni, riferisce soltanto la misera fine di una anziana donna a cui erano caduti dei soldi per terra. Un milite le si era fatto addosso colpendola violentemente col calcio del fucile. La caricarono sul camion già morta: i soldi però li raccattò il capo della spedizione. Gli altri, una quindicina, secondo don Marco Baggiolini, o furono deportati o gettati nelle gelide acque del lago.
IL CALVARIO DI DON FOLLI – Sappiamo invece quale sorte fu riservata a don Folli. Messo con le spalle contro la cancellata nel cortiletto dietro la chiesa, fu picchiato e insultato dal suo «Giuda» che lo aveva denunciato. Sputandogli in faccia lo ingiuriava chiamandolo «traditore» e «prete rosso». Durante il viaggio verso il carcere di S. Vittore, dove rimarrà per tutto l’inverno, i suoi aguzzini ogni tanto si fermavano e lo mettevano al muro simulando una finta esecuzione. Don Folli, in una temperie storica in cui lo stato totalitario nel 1938 promulgava le nefaste leggi razziste contro gli Ebrei, seppe andare contro corrente, facendo appello alla sua coscienza di uomo e di sacerdote, fedele ai principi fondativi del Cristianesimo, basati sulla fraternità di tutti gli uomini figli di uno stesso Padre e portatori di un’identica dignità.
I CARDINI DELLA NOSTRA COSTITUZIONE REPUBBLICANA – Capisaldi fatti propri dalla nostra Costituzione Repubblicana che all’articolo 3 recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Per questi ideali don Folli mise a repentaglio la sua vita. In questo senso deve essere considerato un autentico resistente, una figura cardine contro il credo fascista inteso come negazione dei principi di libertà e di uguaglianza tra gli uomini, indipendentemente dalla loro origine etnica, dal colore della loro pelle o dalle loro convinzioni religiose.
UN EROE TRA GLI EROI – Quando nel 1945, fiaccato nel fisico, ma non nello spirito, don Folli tornò a Voldomino volle rendere omaggio ai dodici giovani martiri della Gera che avevano effuso il loro sangue innocente per la riconquista della libertà perduta, costruendo una cappella a futura memoria. E sul frontale del sacrario fece incidere questa epigrafe latina:« Unquam de vita migrabunt heroes» Gli eroi non moriranno mai.
«Quando sei scoraggiato – diceva don Folli al suo coadiutore, don Marco Baggiolini – vieni quassù a pregare». Ora lassù, alla Gera, tra le immagini dei dodici martiri spicca anche quella di don Folli scomparso nel 1948. Un eroismo il suo che la città di Luino non potrà mai dimenticare.
L’APPELLO DELL’ANPI – L’A.N.P.I. di Luino auspica una numerosa partecipazione alla manifestazione. Minacciosi venti di guerra s’addensano all’orizzonte: il XXV aprile diventi l’occasione per una corale dimostrazione in favore della pace, in ossequio all’art. 11 della nostra Costituzione Repubblicana che recita così: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità con gli altri Stati alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
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