Fronte comune in difesa degli ospedali: sabato di protesta
Da Luino ad Angera arrivando sino a Varese e a Busto e Gallarate, i comitati scenderanno in piazza per dire basta all'indebolimento degli ospedali
Basta! Sarà questa la parola d’ordine della manifestazione che i diversi comitati nati in difesa dei presidi ospedalieri del Varesotto hanno proclamato per sabato 26 maggio dalle 15 alle 18.
In piazze diverse le tre associazioni “Noi per l’ospedale di Varese”, il Comitato di Angera, il Comitato per il Diritto alla Salute del Varesotto e il Comitato di Luino si ritroveranno in piazza per denunciare carenze e disservizi e lanciare un allarme sul futuro della sanità pubblica.
VARESE
A Varese, il punto di ritrovo sarà in piazza Carducci. Gli organizzatori, in una nota, spiegano le ragioni della protesta: « Basta allo smantellamento della chirurgia Universitaria. Basta allo sfruttamento del personale, messo sempre in condizione di sovraccarico privo di organizzazione e a rischio di errore. Basta ad una Direzione arrogante che non dialoga e che ha impoverito la sanità varesina. Basta alla disorganizzazione del pronto soccorso del Circolo».
ANGERA
Sarà in piazza Garibaldi il Comitato di Angera che dirà basta: « alle promesse non mantenute formulate in occasione della riapertura del punto nascite e della pediatria, dopo la grande manifestazione che ha accompagnato la conferenza stampa del gennaio 2017 si deve scontrare con la triste realtà che avevamo espresso in quella circostanza .Basta con le promesse, basta con i giochini. La situazione dell’Ondoli è ormai drammatica è ora che i sindaci, politici che governano la sanità Lombarda si siedano attorno ad un tavolo,ascoltino le proposte dei cittadini e mettano mano ai problemi del nosocomio angerese».
GALLARATE – BUSTO ARSIZIO
Il Comitato per il diritto alla Salute del Varesotto, infine, si riunirà in piazza Libertà a Gallarate per dire «basta alla chiusura degli Ospedali di Busto e Gallarate per costruire un unico ospedale, che non risolve i problemi della sanità, ma comporta ulteriore consumo di suolo, pesanti opere viabilistiche di accesso. E ancora porta a generare ulteriori aree dimesse nel tessuto urbano delle due città, al caricamento di pesanti oneri finanziari sul bilancio dell’ASST che ne appesantiranno la gestione. Diciamo basta a mega progetti ospedalieri che peggiorano l’accesso al servizio sanitario, pensati in assenza di una corretta pianificazione degli investimenti sulla sanità e senza coinvolgere i cittadini e le istituzioni locali sulla loro definizione.Basta alla carenza del personale, alla lunghezza delle liste d’attesa,al sovra affollamento dei pronto soccorsi.
LUINO
Il comitato di Luino scenderà in piazza Garibaldi «per rivendicare il ruolo di una struttura dedicata alla gestione e stabilizzazione delle emergenze che possono presentarsi nel territorio a nord di Varese: « Volendo perseguire l’obiettivo attribuitogli, l’efficienza deve crescere in particolar modo sul fronte della traumatologia e chirurgia. La cardiologia deve essere potenziata al punto di consentire anche interventi urgenti. La difficile collocazione geografica impone anche il potenziamento dei mezzi di soccorso dell’ospedale ad oggi servito dai mezzi della struttura di Cittiglio, Luino non ha nemmeno una ambulanza è scandaloso. Vogliamo evidenziare che spesso il diniego alle richieste dei comitati motivato dai costi del personale ospedaliero e strutture. Riteniamo necessario valutare i costi degli amministrativi ed eventualmente tagliare su quelli anziché sui reparti operativi».
«I comitati nelle loro specifiche battaglie – affermano i diversi comitati – lavorano ad una piattaforma comune che porti dignità e valenza a tutti i presidi, centrali e periferici. È ovvio che se nascono molti comitati civici, la tanto decantata eccellenza della sanità Lombarda non risponde alla realtà dei fatti. E in questo senso abbiamo costruito un fronte comune. Va recuperato il rapporto tra le istituzioni locali, le ASST e ATS e non solo di facciata! La politica si faccia carico di superare i contrasti e le divisioni di questi anni tra L’Università dell’Insubria e le Aziende sanitarie pubbliche. L’Università deve riprendere in carico tutti i presidi esistenti».
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