«Il mulino diventerà un campus della cultura per tutti»
Visita con il sindaco ad un gioiello del paese che viene aperto al pubblico per un progetto d’arte e natura
Sembra un gioco di parole, ma per capire di che pasta è fatto il “sindaco mugnaio” Franco Oregioni bisogna andare a trovarlo nel meraviglioso palazzo municipale di Monvalle.
Una volta entrati e seduti nella poltrona del suo ufficio è impossibile non accorgersi della prima pagina del Corriere dei giorni di Amatrice – 24 agosto 2016 – e del terremoto che l’ha distrutta: “Morti e paesi cancellati”, si legge sotto lo sguardo attento del Presidente Mattarella.
«La lascio lì, quella prima pagina incorniciata. Così chi entra per lamentarsi dell’erba mal tagliata del vicino, si accorge che i problemi veri, nella vita, di solito sono altri».
È il primo insegnamento di questo architetto in pensione.
Il secondo arriva dalla passione per il passato, sublimata nel progetto della vita: trasformare il mulino di famiglia in un luogo di culto per quelle religioni civili che sono l’arte del fare e i segreti degli antichi mestieri.
Primo fra questi, certo, quello di mugnaio, che il sindaco non ha mai fatto ma che da queste parti – siamo nella frazione di Turro, lungo il corso della Monvallina – fino alla prima metà del secolo scorso veniva portato avanti con passione, sfruttando le antiche macine ancora oggi visibili nel cuore dell’edificio costruito, si presume, fra Sette e Ottocento. Poi c’è il mestiere dello stampatore.
Forse a prima vista col lavoro del mugnaio centra come i cavoli a merenda, o forse no: le lettere dei caratteri mobili tenute in mano da Giancarlo Bianchi De Cesare, il piccolo editore di “Rotte Contrarie” non sono forse chicchi di quella sapienza che compone l’intelletto dell’uomo, da cullare e foraggiare fin da bambino?
La stamperia trova posto al piano terra e al piano superiore: qui vengono realizzati libri incediti di autori locali che già riconoscono il posto come fucina d’intelletto, dove i libri vengono messi in bottiglia, o in cui capita di aprire una pagina e leggere i “versi dell’amore”.
Il progetto del sindaco passa anche dal coinvolgere il più possibile le nuove generazioni che già oggi, in una mattina d’estate fra sole e pioggia vanno a visitare questo gioiello immerso nel verde dove il tempo si è fermato. La stampa a caratteri mobili dà lustro alle pubblicazioni da prendere in mano e sentire “vive” fra la porosità della carta e il colore e l’odore degli inchiostri: un tavolone grezzo sotto i tralci della vite è allestito con fogli di carta che incontrano il pennino come si faceva cinquant’anni fa, a dimostrare che il modo più sicuro per raccontare e tramandare il pensiero è ancora quello di far scivolare la mano sulla carta e conservare per sempre un verso, una storia o un racconto breve.
Dentro al mulino, ora non più in funzione, si possono assaporare i gesti di un tempo chiusi in mura spesse per separare l’umidità di un luogo al confine fra l’umidità dell’acqua e il secco della farina, asciutto prodotto del lavoro con la macina subito insaccato e distribuito.
Tutto questo il sindaco Oregioni lo spiega con passione ai bimbi che arrivano incuriositi da quei vecchi macchinari: «Sì, questo sarà un piccolo campus dedicato alla cultura e ai lavori di un tempo in cui sviluppare cultura, impegno sociale e recuperare attività manuali e artistiche, oltre a fornire un’abitazione che potrà qualificarsi anche come B&B, in aggiunta alle residenze fisse».
«Credo che in futuro luoghi come il mulino saranno sempre più apprezzati e ricercati attraverso anche una attività che potrà garantire un ritorno economico che aiuti la gestione di un luogo comunque esteso e complesso».
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