Dentro l’Uganda che cambia
Il sindaco Marco Fazio e sua moglie Francesca sono in Uganda per un viaggio solidale che nasce dall'impegno nel GIM
Da una settimana Marco e Francesca sono in Uganda all’interno di una missione nella zona di Karamoja. Un’esperienza di viaggio che nasce da tanti anni di impegno nel GIM di Germignaga.
Riprendiamo alcuni passaggi del loro diario.
Dal punto di vista delle strutture, la missione è limitata a un container cui lo scorso gennaio i volontari del GIM hanno unito un modulo per i bagni, una struttura in metallo per le cucine e alcune tettoie. Vi sono poi vari mezzi, tra cui camion e macchine operatrici.
Il lavoro unisce storie diversissime, innanzitutto tra noi italiani: c’è Silvio, edile ormai veterano dell’Uganda, che guida i lavori e istruisce con mano sicura tutti; c’è Giancarlo, per tutti (anche per i karimojong) Pinin, elettricista pensionato dallo spirito sempre allegro; c’è Stefano, avvocato sardo nipote di una suora che è stata una delle colonne delle missioni comboniane in Uganda.
Pian piano il lavoro prende forma, e penso alla soddisfazione che regala poter vedere che dalle proprie mani esce qualche cosa di finito, di fattivo; penso anche padre Marco, che sta avviando qualcosa di straordinario, che richiederà forse anni per essere concluso, ma che continua a sognare.
Il giorno sarà dedicato ad alcune commissioni, che ci permetteranno anche un mini tour del Karamoja. Secondo padre Marco, prima dei conflitti degli ultimi decenni era normale incontrare nelle praterie del nord Uganda giraffe, ghepardi, elefanti. La povertà e la fame hanno avuto un impatto drammatico sulle popolazioni di animali selvatici. Ora per poterli osservare bisogna recarsi nelle aree protette dei parchi nazionali. Padre Marco dice, con una battuta amara: “ormai i bambini per vedere com’era davvero la loro terra devono guardarsi i documentari del National Geographic”.
I lunghi trasferimenti – ci si rende conto delle distanze e delle difficoltà negli spostamenti, e si apprezza ancor di più la generosità e l’ospitalità di questi uomini straordinari che sono i missionari – diventano anche l’occasione per ascoltare racconti e scambiare riflessioni. Mi colpisce il tema della solitudine. Di fronte ad una domanda di Francesca, padre Marco le risponde così:
“Credi che sia da solo per divertimento? La presenza di qualcuno, anche per condividere i pensieri e le rabbie, al di là dell’aiuto fisico sarebbe un grande aiuto”.
Arrivati a Matany suor Rosaria ci presenta Comboni Women’s co-operative: formata da 15 donne, realizza oggetti e gioielli con perline. Il ricavato della vendita aiuta le famiglie, in modo da evitare che “vendano birra in giro” come ci dice la religiosa.
Passiamo anche accanto all’ospedale St. Kizito, di cui tanto abbiamo letto dai libri di Rumiz e Calabresi. Non c’è tempo però per fermarsi, dobbiamo rientrare ad Apeitolim e il viaggio è lungo.
Durante il rientro la fame si fa sentire…e provvidenziali arrivano dei chapati acquistati da padre Marco all’incrocio di Lopeei. L’attenzione e la premura di quest’uomo sono straordinarie.
Per chi volesse seguire Marco e Francesca
Il Blog: ticket2smile
Come contribuire: Buonacausa
Su Varesenews: periodicamente pubblicheremo alcuni racconti e foto. Inoltre Francesca, nel periodo di viaggio, gestirà l’account Instagram del giornale
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