Una “road map” per Monteviasco
Comunità Montana prevede tempi lunghi per la riapertura. Ma alcuni passi si possono già ora fare
Primo: avere in mano le carte. Secondo: affidare lo studio tecnico ad un esperto. Terzo: trovare i fondi necessari per l’intervento.
Beninteso: Comunità Montana Valli del Verbano – la premessa è d’obbligo – non è l’ente deputato a intervenire sull’impianto di Ponte di Piero fermo da oramai un mese per il noto fatto di cronaca che ha portato alla morte di Silvano Dellea, ma nel corso di un incontro voluto dal presidente Francesco Paglia coi principali organi di informazione avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri, lunedì, la questione dei residenti di Monteviasco bloccati ad affrontare l’inverno è stato il vero convitato di pietra di molti ragionamenti.
Perché se è vero che uno dei punti su cui la nuova amministrazione vuole insistere è quello di investire attenzione sui Comuni, allora il tema del sostegno ad uno dei centri più piccoli diviene necessità, e si palesa propio in questi giorni.
La notizia della sospensione del nulla osta da parte dell’ente ministeriale – l’Ustif – è suonata come una doccia fredda per gli amministratori, ma soprattutto per i residenti, i pochi imprenditori con attività e i proprietari di seconde case che lassù hanno appartamenti e baite che potranno essere raggiunti solo attraverso la scalinata.
«E proprio da qui, dalle carte che sono emerse nel corso delle indagini, che si potrà partire per un primo intervento – ha esordito Paglia commentando il problema e tessendo un percorso, una “road map” per gestire al meglio la faccenda – . Una volta definito l’aspetto tecnico sarà necessario affidare ad un esperto – un professionista della materia, un ingegnere – l’elaborazione di un progetto per ripristinare l’operatività dell’impianto in sicurezza. Alla fine, solo con questo progetto in mano si potrà quantificare l’importo per l’intervento».
E allora a quel punto spetterà, forse, alla politica trovare la soluzione finanziaria per aiutare la proprietà dell’impianto, oggi in capo al Comune di Curiglia con Monteviasco, ad intervenire per rimettere in piedi la funivia, attiva dal 1989.
L’impianto si compone di una sola vettura della capienza di 15 persone che percorre la via di corsa lunga circa un chilometro in senso bidirezionale consentendo in pochi minuti di coprire il dislivello di circa 550 metri.
«Ma una volta rimessa in piedi la funivia – chiosa il presidente Paglia – ci sarà un quarto passaggio da affrontare, che riguarda gli aspetti gestionali della struttura. Per il momento abbiamo offerto la massima collaborazione al sindaco Ambrogio Rossi, ancora scosso dall’accaduto e dalle ultime novità negative. Certo la soluzione di questo problema non sarà breve, potrebbe volerci anche un anno prima della riapertura».
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