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In chiesa con la sedia di casa per “fare” il presepe

L’originale trovata del parroco: oltre alla “cadrega” si lasciano anche oggetti personali fino all’Epifania. «Così la presenza di ogni fedele è continua»

Aggiungi un posto al presepe

Se il lavoro di nonna è anche quello di legger fiabe ai nipotini di fronte al camino, allora nel presepe vivente nella chiesa di San Carlo c’è anche questa professione rappresentata.

Perché qui, unico esperimento in Italia, non ci sono i figuranti a fare i pastorelli, ma tante sedie vuote, portate da casa dai fedeli e lì lasciate fino all’Epifania.

Aggiungi un posto al presepe

«È un’idea per rilanciare una tradizione nostra, che è il presepe, e trovare nuovi significati. Piuttosto che metter la statua, ci metti te stesso. Porti la tua sedia, dici la preghiera e ti senti parte di una comunità. Poi lasci la sedia, magari con un segno che parli di te, della tua vita o del tuo lavoro. Oppure lasci la tua sedia vuota per qualcun altro che vorrà sedersi, anche solo per fermarsi ad accendere un cero. Così la presenza di quanti sono passati di qui, rimane in chiesa, continua».

Perché don Marco Mindrone, 47 anni, parroco di Germignaga da tre, la porta della chiesa di San Carlo la lascia sempre aperta: siamo in pieno centro, a due passi dal Comune (foto sotto).

L’obiettivo è presto detto: far arrivare quanta più gente possibile per partecipare a quello che sembra un evento a metà fra tradizione e innovazione, festa e meditazione, silenzio, e partecipazione.

Aggiungi un posto al presepe

L’iniziativa non a caso prende spunto da una canzone che ha fatto cantare generazioni di italiani e che nessun bambino, una volta ascoltata, riesce a dimenticare. Così “Aggiungi un posto a tavola” diventa “Aggiungi un posto al presepe”, anche sa da cantare forse non suona proprio benissimo.

Tutto ha avuto inizio dal pomeriggio di domenica, quando i portali della chiesa si sono aperti.
Questa mattina, martedì, verso le 10.30 c’erano una decina di sedie in legno sparpagliate quasi a sorvegliare la natività. Una aveva poggiato sulla seduta un tappetino di colore blu scuro. Un’altra aveva una fascina di legna, una paletta e la “molla” in ferro per muovere i tizzoni del camino. E poi la dedica: “Al caldo del camino la nonna racconta alla nipotina la storia di Gesù bambino”.

«A dire il vero l’iniziativa l’avevamo organizzata anche l’anno scorso, ma in fretta e furia. Quest’anno siamo riusciti ad organizzarci meglio e per questo ci auguriamo di avere un seguito maggiore».

A Natale 2017, nonostante dalla parrocchia avessero bruciato i tempi, una cinquantina di sedie arrivarono. Ora in due giorni, sebbene la chiesa sembri semi vuota, un quinto di quel numero si è già raggiunto.

«L’anno scorso alcuni lasciarono in chiesa, sulle sedie, chiavi inglesi e brugole, ferri da uncinetto e dischi. Vedremo, quest’anno, come verrà il presepe», conclude don Marco, originario di Lissone, che prima della parrocchia di Germignaga (insieme a Brezzo di Bedero) stava a Cogliate (Provincia di Monza e Brianza ma non distante da Saronno) come vicario parrocchiale.

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Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 18 Dicembre 2018
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