Annibale Frossi, uno stadio dedicato all’ala destra con gli occhiali
Al grande campione la titolazione del campo cittadino. Pellicini: «Un esempio per tutti noi, icona del calcio romantico»
A Luino lasciò il segno. All’Italia regalò l’oro. Ad Annibale Frossi, friulano di nascita e milanese d’adozione, al campione che segnò 7 reti a Berlino nella nazionale di Vittorio Pozzo nel 1936 verrà dedicato oggi lo stadio cittadino del parco Margorabbia.
Lo deciderà in giornata una delibera di giunta della città lacustre nel ventennale della sua morte, giusto il 26 febbraio 1999 a Milano. Luino rende omaggio ad uno dei grandi del calcio che allenò tra l’altro la squadra di casa appena finita la guerra, dove la volontà di riscatto e ripartenza di un Paese ferito seppe coinvolgere anche nell’attivismo sportivo intere generazioni di giovani: Frossi, classe 1911, già nell’Olimpo del calcio, portò anche in provincia quel “metodo” che contribuì a rivoluzionare il calcio moderno.
La decisione dell’intitolazione del campo sportivo ad Annibale Frossi la si deve al sindaco di Luino Andrea Pellicini, fede nerazzurra, ma con una cultura sportiva studiata sui libri della storia del calcio italiano, di cui è grande appassionato.
«Frossi è stato un esempio di dedizione, di costanza, se vogliamo anche di una forma di quel calcio romantico che gli rende davvero onore – racconta Pellicini – . Fu un uomo colto, intelligente, molto veloce nonostante quella miopia che lo obbligò a portare gli occhiali anche in campo. La vocazione naturale per questo sport di squadra ha appassionato da subito gli addetti ai lavori che gli hanno proposto di passare al Padova: questa ascesa sportiva ha preoccupato sua mamma Rosina che lo ha fatto rientrare velocemente a Udine (il padre morì prematuramente, strappandogli la promessa di laurearsi, che ha mantenuto poi nel tempo). Annibale Frossi ha serbato nel cuore un grande sogno: quello di entrare nell’Inter. In un ‘batter d’ali’ è riuscito a coronarlo».
«Nel 1936 ha ottenuto la medaglia d’oro ai giochi olimpici di Berlino, riconosciuto come capocannoniere del torneo con 7 reti. In quel frangente, la squadra italiana si è presentata con una nazionale universitaria (ogni calciatore doveva esser iscritto ad una facoltà), ed il grande eroe è stato proprio Annibale che ha portato a casa un risultato unico nella storia del calcio», spiega Pellicini.
La sua carriera è proseguita nella squadra milanese ed ha avuto molte soddisfazioni: Frossi ha segnato 49 gol in 147 partite, di cui 40 in campionato in 125 gare, ha vinto due scudetti e una Coppa Italia.
«La carriera del calciatore, si sa, è abbastanza breve e, dopo un periodo in Pro Patria e nel Como si è poi ritirato nel 1945, intraprendendo la carriera da dirigente all’Alfa Romeo – racconta Pellicini . Celebre per le sue tattiche strategiche in gioco, è stato coinvolto nell’attività di allenatore con il soprannome di ‘Dottor Sottile’: proprio in questo ruolo si è speso nel Luino dal 1946 al 1948, per poi passare alle formazioni di altre squadre: Mortara, Monza, Torino, Inter, Genoa, Napoli. Annibale Frossi si è rivelato un grande innovatore anche nelle strategie di gioco, variando il sistema puro con l’introduzione di nuove tecniche d’attacco. Abile anche nell’utilizzo della penna, si è distinto nel giornalismo sportivo, tenendo una rubrica di tattica sul Corriere della Sera».
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