Cascate e fucili, da paradiso a bosco dello spaccio
Nuovo blitz dei carabinieri nella zona di Biviglione e Nasca, uno dei luoghi più suggestivi della provincia. Tra i monti varesini compare anche un’Audi con un foro di proiettile: è il legame con il covo di Corsico
Che c’entra un’Audi A3 con un foro di proiettile trovata a Marzio, con il paradiso terrestre delle cascate della Froda, a Nasca, Castelveccana?
Sono due punti solo apparentemente distanti, nella rete investigativa tesa dai militari della compagnia di Luino, coordinati dalla procura di Varese e guidati dal capitano Alessandro Volpini.
IL NUOVO BLITZ NEI BOSCHI – Questa mattina, martedì, una decina di carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Luino assieme ai colleghi Forestali sempre della città lacustre ha compiuto un nuovo blitz nei boschi dello spaccio seguito all’operazione Maghreb, che due settimane fa portò all’arresto di quattordici persone fra le provincie di Varese, Biella, Milano.
Dopo la precedente appendice fra Boarezzo e Marzio della scorsa settimana, stamani all’alba i militari sono intervenuti prima a Biviglione, frazione di Luino, dove è stata smantellata una postazione di spaccio.
Più fruttuoso l’intervento a Nasca, dove dopo 80 metri di salto il torrente Froda si getta a valle in una cornice suggestiva, a Castelveccana, perla del Lago Maggiore. Un paradiso perduto perché in mano a spacciatori di coca ed eroina che qui avevano una loro base di smercio di droghe, e per presidiarla avevano allestito bivacchi armati: roncole, coltelli, ma anche armi da fuoco. I carabinieri hanno trovato un fucile a canne mozze calibro 12 con due cartucce in canna e pronte ad essere esplose, nonostante la vetustà dell’arma.
Poi una montagna di spazzatura – ripulita dai netturbini del comune scortati dall’Arma – e una cinquantina di euro in monete da uno o due euro, probabili resti dello spaccio, ma anche di furto ai distributori automatici della zona.
IL COVO DI CORSICO – Nella notte è stata trovata a Marzio un’Audi A3 vecchio modello. Un’auto che i carabinieri cercavano perché oggetto di provvedimento di sequestro, intestata ad un prestanome – una “testa di legno“ – e in uno ad un cittadino marocchino che gravitava attorno al covo di Corsico. Si tratta di uno dei due appartamenti utilizzati dalle gang dello spaccio per tenere la droga acquistata dai clan calabresi a Milano prima dello smercio che avveniva nei boschi.
Ma oltre alla “roba“, quegli appartamenti servivano anche come base logistica per far sostare i “cavalli” cioè spacciatori che facevano parte dell’organizzazione e che venivano posizionati nei nostri boschi come pedine che controllavano tossici e sbandati utilizzati come galoppini: i primi che sono stati arrestati nell’operazione di due settimane fa.
L’auto era una di quelle che servivano per i trasporti nelle zone calde dello spaccio.
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