La strage ignorata dei nostri animali
L’ultimo documentario di Marco Tessaro racconta un fenomeno di portata planetaria, il “RoadKill“ in cui trovano la morte milioni di esemplari d fauna patrimonio della biodiversità
«Siamo diventati una specie autoreferenziale: i bambini scappano alla vista di un insetto e gli adulti non sanno distinguere una rana da un rospo».
Eppure il documentarista Marco Tessaro, nel meraviglioso lavoro di documentazione «La strage ignorata», non ci mette molto a dare uno sguardo a quel mondo parallelo, e spesso troppo invisibile, costituito dagli animali selvatici, specialmente in ambiente prealpino.
Da anni Comunità montana valli del Verbano si è fatta promotrice di un progetto che si chiama RoadKill e che vuole limitare la morte degli animali che attraversano le nostre strade, cercando al contempo di sensibilizzare ciascuno di noi al quel patrimonio di fauna che troviamo nel bosco dietro casa, ai margini della città – o a volte anche in città – o a bordo strada.
Tessaro usa gli strumenti del cronista: i suoi occhi, aiutati da fotocamere, strumenti che permettono di trasmetterci la profondità; videocamere che senza neppure appostamenti troppo lunghi consentono di raccontare una vita “ai margini“ degli animali che ci circondano.
Roadkill – La strage ignorata from Marco Tessaro on Vimeo.
Un filmato presentato di recente a Germignaga presso la colonia elioterapica.
«Una strage non negoziabile col nostro diritto o dovere alla mobilità», spiega l’autore mentre mostra il frutto di quanto accade a casa nostra, traducibile in numeri: in Italia 150 vittime tra gli automobilisti dal 1995 al 2005, in Lombardia 1 milione di euro ogni anno sono gli indennizzi pagati dalla Lombardia per i sinistri con animali.
Che fare? «La strage ignorata ci impone un veloce cambiamento di rotta». Qualcosa si sta muovendo. Strumenti informativi come questo video servono come il pane per comprendere il problema, e i finanziamenti pre realizzare nuovi strumenti capaci di limitare i danni ci sono, vedi il sistema adottato da comunità montana su alcune strade per evitare l’attraversamento di selvatici attraverso l’emissione di rumori di predatori, tra cui quello più pericoloso di tutti: l’uomo.
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