Le caprette di Heidi arrivano in montagna
Da Olginasio lo spostamento di oltre 100 capi ai mille metri del lago Delio. L’investimento di un ragazzo di 25 anni nell’allevamento in quota. Il sindaco: “Altro passo verso la rinascita della valle“
Tre caprette bianche di razza Saanen si alzano sulle zampe posteriori e sbucano senza paura dalla mangiatoia.
«Cosa vuoi…sono ancora stressate». Tutti guardano il ragazzo con stupore, persino Peo, un cane da pastore a cui manca solo la parola.
«Sì, sono stressate perché le ho portate sù la notte del 2 agosto. E invece di tre litri al giorno nel fanno uno e mezzo circa», dice Riccardo Mocellin, 25 anni e 400 mila euro di investimento scommesso sulle rive del lago Delio. Sta sistemando casa, e sul suo profilo facebook c’è una foto che non può passare inosservata: è lui mentre dà il latte col biberon a una capretta appena nata, ma era lo scorso gennaio e gli animali stavano ancora nel fondovalle fra Gavirate e Besozzo.
Qui però è un’altra storia che sta per essere scritta perché a mille metri tutto viene da pensare tranne che allo stress. Invece Riccardo percepisce che i suoi animali hanno dovuto in qualche modo patire un po’ di fatica per arrivare fin quassù, ma ora la strada sembra in discesa anche per loro: un po’ bianche, un po’ nere come la loro razza (la Nera di Verzasca) queste capre stanno per far germogliare l’alpeggio che è un balcone sul Lago Maggiore. Aria pura, caldo ma non troppo e nessun rumore.
La vita divisa con la natura e scandita dagli orari del latte che sono le 4 del mattino e le 4 di sera, gli spostamenti degli animali al mungitore e la corsa del prezioso liquido bianco fino al grande tino in acciaio che lo mantiene a temperatura per poi venir inserito nei contenitori del trasporto. E poi giù al caseificio. Questo giovane dotato di barba e sorriso lo incontrammo qualche anno fa proprio alle prese col suo allevamento di ovini: era lui che mise le caprette appena nate in quella specie di nursery e che già sognava un posto in stile Heidi, ora trovato sulle montagne a un passo dalla Svizzera. Un’avventura di coraggio e passione che merita attenzione.
«La mia è un’azienda di prima generazione. Ho fatto agraria con specializzazione in florovivaismo, ma ho subito capito che il mio futuro era indirizzato verso l’allevamento e così qualche anno fa ho cominciato con un capannone e con i primi capi di bestiame da latte, che serve per il formaggio», spiega l’allevatore. «Sono venuto a conoscenza anni fa che il Comune metteva in vendita questo appezzamento di terreno e così l’ho comprato. Poi l’investimento principale per la struttura, il più importante».
Ad ascoltarlo Fabio Passera, sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca che annuisce in silenzio per poi esordire, dopo qualche secondo passato in religiosa contemplazione del panorama. «È un altro segno della rinascita della Veddasca. Un paradigma».
Di fatto Riccardo è il secondo giovane allevatore nel raggio di poche centinaia di metri che ha deciso di trasferirsi a vivere da queste parti. Il primo lo incontrammo a fine giugno al Pian del Lares per raccontare la storia di Flavio Carraro, “figlio d’arte“ di quel Desiderio Carraro appassionato di montagna e buoni formaggi che diede vita all’azienda oggi portata avanti con passione dal figlio.
Due anelli della stessa catena, viene da pensare. «Due tasselli di un progetto che ho in mente e che battezzo come l’“anel di caver“, l’anello delle capre», spiega Passera. «L’idea è quella di valorizzare i punti di un percorso che possa portare qui un turismo fatto di attenzioni e voglia di conoscenza per un territorio vergine, meraviglioso e che sta cominciando a fiorire sul piano turistico e degli investimenti privati. Voglio far tornare a vivere la montagna».
L’alpeggio di Mocellin è ancora in fase di sistemazione, ma il grosso è fatto. Il latte che viene munto ogni mattina alle 108 caprette serve per la Formaggella del Luinese, formaggio quasi snobbato nel Varesotto e invece apprezzato a Milano tanto da finire fra gli ingredienti dei panini gourmet come nelle liste dei formaggi nei ristoranti meneghini.
Il prossimo step potrebbe essere quello di realizzare un B&b per puntare sul turismo dei bikers ma anche su trekking e natura che da queste parti rappresentano la vera ricchezza custodita da uno scrigno a cielo aperto.
Lo hanno capito poco più a valle dove dal 25 maggio scorso ha aperto “La dispensa del Lago Delio”, che oltre al Ristoro e al vicino ostello arricchisce questo luogo fuori dal tempo di un posto dove sedersi e mangiare qualcosa, per passare un’ora o un giorno intero sulle montagne.
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