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Cambiamenti climatici: “La rivoluzione inizia da noi”

Scienziati ed esperti a confronto in sala consiliare alla conferenza organizzata da Associazione ET e CrowdForest

Capire il cambiamento climatico

«Comprendere l’importanza della scienza è fondamentale per trovare una soluzione positiva a fenomeni, come quelli legati al cambiamento climatico, così macroscopici da influenzare intere generazioni future». Questo è stato il messaggio che Giovanni Montagnani, giovane inventore di droni progettati per riforestazione, ha voluto lanciare in occasione della conferenza “Cambiamento climatico crisi e soluzioni”, che si è tenuta venerdì 20 settembre a Sesto Calende.

La conferenza, curata da Frank Raes e Gianluca Ruggieri, è stata organizzata da Associazione ET e CrowdForest, con il patrocinio dell’assessorati alla cultura e all’ambiente del comune. A fare gli onori di casa è stato dunque il sindaco Giovanni Buzzi: «Non avevo dubbi di una così importante partecipazione – commenta il primo cittadino -. Questo è un argomento che “prende” ed è sentito soprattutto da tutti coloro che hanno una forte coscienza. I miei complimenti agli organizzatori dell’incontro»· In molti infatti hanno risposto all’appello di Montagnani: ragazzi liceali e universitari, amministratori, ingeneri (energetici e non) ma anche tanti curiosi, tutti interessati alle tematiche ambientali, entrate nel vivo proprio questa settimana con l’inizio del Global Climate Strike, ovvero lo sciopero globale per il clima.

«È sempre più difficile parlare del cambiamento climatico – ha esordito in un perfetto italiano lo scienziato belga di fama internazionale Frank Raes -. È un argomento sempre più complesso: non si tratta soltanto di scienza ma coinvolge anche altri fattori come tecnologia, investimenti finanziari e, di conseguenza, anche la politica». Nel suo intervento l’ex ricercatore del JRC di Ispra, ora divulgatore scientifico, ha definito il nostro pianeta a un sistema aperto dove l’energia ha creato vita e ordine: «Per continuare a cercare energia, da oltre duecento anni noi esseri umani stiamo usando la Terra come un sistema chiuso. Ma in un sistema chiuso il disordine e gli squilibri sono destinati ad aumentare senza poter essere percepiti concretamente – aggiunge -. Nella politica del cambiamento esistono due soluzioni: la mitigazione, che consiste nella riduzione di emissioni del gas serra, e l’adattamento, ovvero cominciare a prendere atto del cambiamento climatico in corso, diventato pressoché ingestibile, modificando il nostro stile di vita. È importante iniziare a conoscere il proprio peso carbonico, l’impronta carbonica della nostra vita: in media un italiano produce circa 7 tonnellate di CO2 all’anno mentre in America il consumo medio è di 16,2 tonnellate – conclude Raes, affermandosi “un possibilista”-. Per arrivare all’obiettivo zero entro una ventina d’anni ci vuole quindi una transizione, che va compiuta e intrecciata a livello personale, collettivo e globale: se si vuole, si fa».

In seguito, la parola è passata a Gianluca Ruggieri: «È la terza volta che vengo a Sesto Calende, ormai mi sento a casa – racconta il docente dell’Università dell’Insubria – Rispetto alla prima volta, nel 2006, la partecipazione del pubblico è aumentata; questo dimostra come sia un momento diverso in termini di percezione collettiva». Ruggieri ha così posto al pubblico la domanda “È meglio che iniziamo noi ad agire o è meglio chiedere al governo di fare qualcosa?”. Secondo l’esperto, la risposta si trova proprio a metà: «Senza l’intervento dei governi infatti, non saremo abbastanza veloci a compiere la transizione auspicata da Raes. È probabile che ormai non riusciremo a impedire l’aumento della temperatura di 2 gradi Celsius; se però questo pessimismo di base deve diventare un alibi per non fare più nulla, in futuro non saremo a soli +2,1 gradi bensì rischieremo di arrivare a +7, con conseguenze di gran lunga peggiori». Ruggieri ha poi preso in analisi alcuni casi di strategie energetiche, confrontando soluzioni rinnovabili come il fotovoltaico, il cui potenziale in Italia, se fosse applicato solamente a tutti i tetti degli edifici, sarebbe pari a un quarto del totale dell’elettricità che consumiamo. Il confronto è proseguito esaminando diversi modelli energetici passati, presenti e futuri: da Coketown (la città del carbone), simbolo dell’Inghilterra industriale narrata da Charles Dickens, alle ambizioni della vicina Svizzera dove i cittadini, attraverso il referendum di due anni fa, hanno approvato la nuova strategia energetica 2050. «Quando è stato chiesto di ridurre di 2/3 i consumi energetici, gli svizzeri hanno detto “sì”, uscendo pure dal nucleare». Obiettivi estremamente virtuosi dunque, ma che danno un forte segnale, anche e soprattutto per le giovani generazioni: «Lo sforzo che dovranno fare i giovani – conclude Ruggieri – sarà quello di creare qualcosa di nuovo per gestire al meglio la transizione, non basterà fare pochi piccoli cambiamenti a soluzioni già pronte».

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Pubblicato il 25 Settembre 2019
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