Ubi Banca-Ascom: un’alleanza che funziona
Una serata nella sede dell'istituto di credito per presentare le novità a sostegno delle micro e piccole e medie imprese. Rigamonti: «Sul territorio nei primi dieci mesi dell'anno abbiamo erogato a imprese e famiglie 150 milioni di euro, di cui una buona parte nel Luinese»
A Luino tra Ubi Banca e Ascom c’è un’alleanza che funziona. Le ragioni, come hanno spiegato Fausto Rigamonti, direttore territoriale Varese Nord Ubi Banca, e Franco Vitella, presidente di Ascom Luino, sono riconducibili alla storia della banca più importante del territorio e a un’attività, quella dei commercianti, che da sempre caratterizza l’economia del nord della provincia.
L’incontro che si è tenuto nella sede dell’istituto di credito dal titolo “Ubi Banca e Ascom Luino al servizio delle aziende dell’Alto Varesotto“ ha confermato la solidità di questa relazione a cominciare dai numeri. «Sul territorio nei primi dieci mesi dell’anno – ha detto Rigamonti – abbiamo erogato a imprese e famiglie 150 milioni di euro, di cui una buona parte, circa il dieci per cento, nel Luinese».
C’è dunque una partnership forte tra Ubi e Ascom che, secondo Vitella, «in un momento critico per le attività commerciali può essere determinante per trovare la chiave di volta».
Tra le novità presentate ai commercianti intervenuti, c’è un nuovo prodotto di Ubi Banca dall’inequivocabile nome: Prestishop. In pratica gli esercenti possono ottenere un credito dalla banca proprio nei momenti in cui lavorano meno, per esempio nei mesi invernali, sulla base del transato del Pos. In questo modo possono avere la liquidità necessaria per riorganizzare la loro attività o per fare investimenti in vista della prossima stagione. Come dire: caro commerciante non importa se ora non hai i soldi, ma so che li avrai e quindi ti do fiducia.
Prestishop ha una durata che va dai 6 ai 12 mesi, ha un tasso fisso più che sostenibile, spese di istruttoria fisse, che vengono azzerate se si fa richiesta entro il 31 dicembre 2019. L’importo minimo è di diecimila euro e non c’è un tetto massimo. Il rimborso può avvenire in un’unica soluzione a scadenza o può essere anticipato anche attraverso i flussi di incasso del Pos.
A proposito di Pos, Gianfranco Peron, specialista di sistemi di pagamento MAT Bergamo e Lombardia Ovest Ubi Banca, ha parlato dell’evoluzione del settore. Una parentesi interessante perché le scelte che si prospettano al commerciante sono moltissime e quando si hanno tante opzioni il rischio di fare una scelta inadeguata al proprio business è molto alto. «Quando si sceglie il Pos – ha spiegato Peron – prendere come riferimento i costi è fuorviante. Bisogna sempre tener conto del volume di operazioni e quindi della necessità di avere un servizio di assistenza. Il Pos mobile, per esempio, ne è privo, se si rompe il costo è a carico del commerciante e non accetta le carte di debito. Quindi è l’ideale per chi fa poche operazioni».
Buone notizie arrivano anche dal fronte Ascomfidi che ha fatto una convenzione con Ubi Banca per un plafond di due milioni di euro da destinare al finanziamento delle micro e piccole e medie imprese della provincia di Varese. Si tratta di finanziamenti per un massimo di 50mila euro e per una durata che va da 24 a 60 mesi. Vengono concessi per svariate finalità: sostegno all’attivo circolante, investimenti e riequilibrio finanziario. «Questa convenzione – ha sottolineato Claudio Verderio, direttore di Ascomfidi – è nata per garantire alle imprese clienti un accesso al credito rapido e snello. Il tasso di sofferenza è bassissimo, nel Luinese le insolvenze si contano sulle dita di una mano». La conferma è arrivata da Luca Gobbato, direttore di Ascom Luino: «In effetti le tempistiche di risposta di Ubi sono veloci e non vanno mai oltre le due settimane».
In un’economia globalizzata anche l’attività del piccolo commerciante è condizionata dal contesto internazionale. Fare commercio nell’epoca della guerra dei dazi richiede la conoscenza di dinamiche solo apparentemente lontane da noi. Danilo Orvieto, retail sales Ubi – Pramerica SGR, ha illustrato ai presenti gli scenari di mercato con chiarezza e grande capacità di sintesi. «Bisogna fare molta attenzione agli eventi esterni – ha detto Orvieto – perché i dazi introdotti da Trump possono condizionare il quadro macroeconomico».
A ben vedere, la globalizzazione ha penalizzato anche gli Usa che negli anni hanno ridotto il proprio peso sul Pil mondiale. I numeri illustrati da Orvieto lasciano pochi dubbi sul cambiamento del quadro internazionale e sulla forte sterzata dell’economia verso oriente. «Nel 2001 la ricchezza mondiale era di 33 trilioni di dollari – ha proseguito il manager -. Ebbene, la fetta della Cina era pari al 4% mentre quella degli Usa era il 32%. Nel 2015 la ricchezza globale è cresciuta fino a 74 trilioni di dollari di cui il 15% attribuibile alla Cina e il 24% agli Usa».
Infine, il fatto che con la crescita della ricchezza globale nel 2017 crescevano anche i mercati finanziari, non autorizza a pensare che ci sia una correlazione costante tra i due indicatori perché nel 2018, nonostante la crescita del Pil mondiale, non c’è stata una corrispondente reazione positiva dei mercati.
E il 2019? «Fino a oggi – ha concluso Orvieto – il quadro è positivo. C’è una crescita rallentata ma sempre di crescita si tratta. Più allunghiamo l’orizzonte temporale dei nostri investimenti e più riusciamo a gestire meglio la volatilità nel breve periodo. D’altronde Warren Buffet ha detto: “I mercati finanziari sono uno strumento per trasferire ricchezza dagli impazienti ai pazienti”».
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