Sprangate contro la bici, ma poi si pente: prosciolto
Due trentenni si parlano e “fanno la pace” prima dell’udienza. Il danno risarcito con un assegno. "Scusate, non lo farò mai più"
«Mi dispiace, non volevo farlo, ero sconvolto per i problemi famigliari che stavo affrontando», dice in aula un trentenne a un coetaneo che lo guarda con un mezzo sorriso e gli dice: «L’importante è che non succeda più. Vedersi arrivare uno con un ferro in mano che ti sfascia la bici non è una bella sensazione».
Il pubblico ministero assiste alla scena, forse intenerito.
Poi suona la campanella ed entra il giudice.
È, questa, la cronaca di una “pace“ fatta, laddove spesso in aula si arriva per fare la “guerra“ a qualcuno che poi altro non è che il pretendere l’accertamento della responsabilità secondo la legge per eventuali reati in sede penale, o la quantificazione del danno in quella civile.
Ma giovedì mattina si è appunto assistito a un gesto “di formazione” per le persone coinvolte in una lite stradale avvenuta nel 2018 fra Luino e Germignaga lungo la strada statale 394 all’altezza di una rotatoria che invita all’ingresso di un’area commerciale.
Qui si verifica una disputa stradale finita male, a sprangate, contro la bicicletta inforcata da un giovane.
Il fatto non è stato neppure ricostruito nell’udienza e il casus belli rientrerebbe nelle classiche frasi che girano attorno all’eterna disputa fra automobilisti e ciclisti: «Stava in mezzo alla strada», «no non è vero, la strada non è solo delle macchine» e così via, all’infinito.
Solo che stavolta il conducente della macchina è sceso dal veicolo con un oggetto metallico e ha rovinato la ruota della bicicletta del “rivale”, che lo ha denunciato.
Un gesto negativo cui però è seguito un pentimento: gli avvocati si sono parlati, e anche le parti in aula, e vedere questi due trentenni che hanno fatto la pace in tribunale è stata una piacevole eccezione che fa ben sperare nelle nuove generazioni. L’automobilista ha risarcito il danno fatto al ciclista con un assegno circolare di circa 600 euro e gli ha chiesto scusa.
La querela è stata ritirata e il giudice ha letto dopo una breve camera di consiglio sentenza di proscioglimento per tenuità del fatto.
«Non dovevo farlo ma stavo in quei giorni attraversando dei gravi problemi legati alla mia famiglia e ho perso la testa», ha ribadito nell’androne del tribunale l’automobilista a cui sono saltati i nervi.
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