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Brexit, al Jrc non sarà una rivoluzione

Che cosa succederà all'istituzione più europea del Varesotto e che impatto avrà la Brexit sulle ricerche condotte nei suoi laboratori?

jrc generiche

Il sentimento diffuso è di tristezza, per un divorzio che, per chi ha il sentire europeo nel Dna, è qualcosa di difficile da digerire. Non sarà una notte come le altre quella tra il 31 gennaio e il 1 febbraio anche se per il momento non sono evidenti gli effetti che la Brexit – effettiva dalla mezzanotte, ora italiana – porterà nell’istituzione più europea del Varesotto, il Jrc di Ispra (nella foto, di repertorio, uno dei laboratori del centro).

Del resto è quanto sta avvenendo anche ai livelli più alti: la situazione è attualmente invariata, come avviene ad esempio per la Commissione europea (da cui il Centro di ricerca dipende), per tutto il periodo di transizione che dovrebbe durare almeno undici mesi. Il momento del distacco vero e proprio è fissato per il 31 dicembre 2020, termine entro il quale i negoziati sulla separazione dovrebbero essere definiti ma non è detto che questo avrà conseguenze drastiche come licenziamenti o tantomeno metterà la parola fine ad attività di ricerca condotte negli anni in collaborazione con i lavoratori di origine britannica.

Che cosa succederà all’interno della “cittadina europea” sul Lago Maggiore e che impatto avrà la Brexit sulle ricerche condotte nei suoi laboratori non è dunque possibile da prevedere per ora. Al sito isprese, dove questa mattina è arrivata una lettera rassicurante della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, tutto continua come prima: non sono in vista cambiamenti nell’immediato, almeno per quanto riguarda i lavoratori del Regno Unito che continuano a prestare la loro attività con i colleghi degli altri stati dell’Unione Europea. Non sono state inoltre previste misure particolari in questo senso dal momento che rimangono in vigore le regole attuali, tra cui quelle in materia di mercato unico e libera circolazione delle persone.

Nei diversi Jrc dell’Unione Europea lavorano in totale 72 cittadini di origine britannica, molti dei quali hanno però una doppia cittadinanza (sono 59 quelli con cittadinanza unica). In quello italiano che ha sede a Ispra sono 43 i cittadini del Regno Unito di cui solo 37 con cittadinanza unica.

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Maria Carla Cebrelli
mariacarla.cebrelli@varesenews.it
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Pubblicato il 31 Gennaio 2020
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