Porto “la vivace“, un paese che si sta spegnendo
Quattro passi nella storica via Roma, fra i pochi negozi rimasti che ricordano tempi migliori. “Seguire il cambiamento è l'unico antidoto alla crisi“
«Via Roma era una fiumana di gente, sopratutto nel fine settimana». Una vivacità fatta di chiacchiere al bar, acquisti nei negozi e turisti a passeggio che oggi è stata sostituita da una quotidianità più lenta. Passeggiando per la via principale del piccolo borgo all’interno del paese infatti, ci si rende conto che la via “struscio” conserva il suo fascino, ma le cose sono cambiate. Molte serrande sono chiuse e le notizie di attività e servizi che se ne vanno arrivano di continuo, l’ultima è stata la filiale di Intesa San Paolo che il 21 marzo chiuderà i battenti.
«Quando abbiamo aperto il nostro negozio nella metà degli anni ottanta, solo in questa via, eravamo circa sessantacinque persone impiegate nel settore del commercio. Oggi siamo rimasti in pochi». Renata Donà è la proprietaria del fruttivendolo del paese, aperto insieme al marito Fabrizio Schiaffi nel 1984. «Il piccolo commercio è molto importante, sopratutto per un territorio che accoglie turisti, ma negli anni nessuno ha fatto abbastanza per aiutarci».
Renata spiega che per sopravvivere in una realtà di circa duemila e trecento abitanti bisogna inventarsi sempre qualcosa di nuovo: «Abbiamo aperto una azienda agricola e alcuni prodotti li vendiamo anche in negozio. Abbiamo poi la fortuna di avere clienti che arrivano dai paesi vicini e che ci conoscono da anni, oltre ai turisti durante l’estate».
Ma non basta: «I cambiamenti sono iniziati anni fa, sono state fatte scelte azzardate, come quella di dare spazio ad un negozio di grande distribuzione in un paese così piccolo. Poi ci sono il cambio di abitudini della gente e la tipologia di turismo. La chiusura dei piccoli negozio è un problema diffuso, ma non per questo non bisogna trovare soluzioni. Oltretutto, abbiamo davanti un’estate difficile: l’emergenza del Coronavirus sta bloccando tutto».
«Non è facile», continua Daniele Pinton che da cinque anni ha preso in gestione la storica panetteria (a Luino è proprietario dello storico Panificio Luinese), «Abbiamo visto un calo, sopratutto negli ultimi due anni durante la stagione turistica che è diventata più breve. Prima c’erano turisti da giugno a settembre, ora la maggior parte si concentra dalla seconda settimana di luglio alla terza di agosto. Abbiamo bisogno di aiuto da parte dell’amministrazione, abbiamo un grande problema con i parcheggi ad esempio, ed è necessario che il paese torni a vivere».
Continuando su Via Roma c’è la ferramenta di Silvia Martignoni, 60 anni: «Gestisco questo negozio da 42 anni insieme a mio fratello Armando, l’abbiamo ereditato dai nostri genitori e prima era di mio nonno. Ho visto questo paese cambiare: una volta era meta dei milanesi d’estate e nel weekend, oggi non tornano nemmeno coloro che hanno le case. E poi, sono cambiate le abitudini: una volta c’era più manutenzione delle abitazioni, vendevo metri di rete per gli orti e i pollai, oggi non è più così». La signora Silvia racconta che le mancano due anni alla pensione, «e per l’attività si vedrà». Intanto, nel locale accanto, poco più di un mese fa ha aperto un negozio di massaggi gestito da orientali, con la scritta rosa e le luci al neon.
Sul lungolago invece c’è la cartoleria ed edicola di Maria Grazia Longoni. All’esterno, sullo strillone, c’è scritto “Vendesi attività” ma lei assicura: «Vorrei solo andare in pensione, dopo ventinove anni di servizio».
Il negozio si trova tra la farmacia, una pasticceria che riaprirà a breve e un’agenzia immobiliare e il via vai è continuo, «negli anni siamo stati in grado di adeguarci alle necessità dei cittadini. Così da sola cartoleria, siamo diventati edicola e con l’arrivo di internet e il calo delle vendite dei giornali abbiamo aggiunto il servizio di mail, Sisal, di luogo per ritirare i pacchi e tanto altro».
Un punto di riferimento per il paese insomma, «molte persone, sopratutto le più anziane, ne approfittano per fare due chiacchiere o per chiederci un aiuto nelle piccole cose. Fare una ricarica del telefono, pagare una bolletta e così via e per noi è un piacere». Una grande qualità che solo le piccole realtà possono offrire.
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