Parco lombardo del Ticino: il 90% dei dipendenti lavora in smart working
Garantito il presidio degli uffici, in base alle necessità, del direttore e degli informatici. Sempre operativi vigilanza e protezione civile, con tanti volontari attivi sul territorio
L’emergenza Coronavirus ha dimostrato anche per il Parco del Ticino l’importanza di uno strumento come lo smart working. Il “lavoro agile” sta consentendo ai dipendenti dell’Ente lombardo di svolgere le loro funzioni senza essere fisicamente in ufficio, con un doppio beneficio: la tutela della loro salute e il proseguimento di pratiche e pagamenti. A favore di un territorio sotto tutela che va dal Lago Maggiore fino al fiume Po, sulle tre province di Varese, Milano e Pavia.
Alla fine dell’emergenza i dipendenti dell’Ente magentino non avranno arretrati sulla scrivania da trattare con urgenza. Sin dal giorno successivo al DPCM del 9 marzo soltanto sette dipendenti, uno per settore, lavoravano a rotazione ancora nella sede di via Isonzo e il 22 marzo, con l’emanazione della ordinanza del presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, che imponeva la chiusura anche degli Enti pubblici che non erogavano servizi essenziali, tutti i lavoratori degli uffici sono stati in grado di svolgere le proprie funzioni da casa.
«Ad oggi, ad avere la possibilità di operare in smart working è oltre il 90 per cento dei dipendenti, fatta eccezione per gli addetti ai servizi operativi e i dipendenti assunti dalle liste delle categorie protette» spiega la Presidente del Parco, Cristina Chiappa. «A garantire la presenza, seppur saltuaria, due o tre mattine a settimana, è il direttore Claudio Peja al quale spetta il compito di presidiare la sede e di garantire l’accesso occasionale dei dipendenti che avessero la necessità di andare in ufficio per esigenze specifiche, ad esempio per acquisire documentazione, e comunque sempre previa autorizzazione. Supporto continuo e assistenza è assicurata ovviamente dagli informatici».
«Tutti i numeri di telefono degli uffici sono attivi affinché i cittadini possano ricevere informazioni senza difficoltà. Prosegue regolarmente anche l’attività di istruttoria delle pratiche e la gestione dei progetti in corso, così da essere pronti al termine dell’emergenza sanitaria a ripartire, garantendo risposte tempestive alle nuove istanze che perverranno, avendo evaso, per quanto possibile, quelle già in carico.
L’attività del Parco non si ferma. Anche il Consiglio di Gestione, oltre a seguire puntualmente le attività in corso, si riunisce regolarmente in modalità videoconferenza.
Sono invece pienamente operativi sia il settore vigilanza, con le pattuglie di Guardia Parco che garantiscono il controllo del territorio, sia la Protezione Civile che sta dando un importante contributo all’emergenza COVID 19 in tanti Comuni dove sono costituiti distaccamenti.
I volontari sono impegnati a turno 24 ore su 24 in tutte le attività di protezione civile legate alla emergenza sanitaria Regionale che dei Comuni del Parco nei quali è stato aperto il Centro Operativo Comunale (C.O.C.). I volontari del Parco della Protezione Civile, si occupano ogni giorno dell’attività logistica legata al trasporto e consegna, ove richiesto, di dispositivi sanitari e beni necessari sul territorio lombardo, come da direttive dell’Unità di Crisi e della Sala Operativa di Protezione Civile di Regione Lombardia.
Contemporaneamente i Volontari del Parco forniscono supporto ai centri Operativi Comunali e, su indicazione dei Servizi Sociali o sulla base delle comunicazioni dalle Aziende Sanitarie Locali (ATS) ai sindaci , forniscono assistenza alla popolazione occupandosi del ritiro e della consegna di pasti caldi, dei medicinali, fanno la spesa per i soggetti “fragili” e quanto altro si rendesse necessario.
Un momento dell’attività dei volontari del Parco del TicinoDall’inizio dell’emergenza ad oggi, oltre alle settanta persone del Settore Volontariato AIB-GEV-PC del Parco, impegnate 24 ore su 24, sono state attivate due squadre disponibili per ulteriori esigenze operative, diverse dall’emergenza in atto che dovessero interessare il territorio del Parco (è stato aperto il periodo di massima allerta per gli incendi boschivi: alcuni episodi avevano già funestato la zona tra Sesto e Somma Lombardo).
I volontari impegnati negli incendi a febbraioLe attività proseguiranno per l’intera durata dello stato di emergenza al fine di assicurare la corretta gestione di ogni situazione connessa all’emergenza epidemiologica.
«Questo modello operativo voluto dal Consiglio di Gestione del Parco – aggiunge il direttore Claudio Peja – garantisce i servizi essenziali a supporto della Regione Lombardia e ci consentirà, al termine dell’emergenza sanitaria, di ripartire con le attività potendo dare tempestive risposte alle istanze che perverranno in quel momento. Questo consentirà agli utenti di realizzare gli interventi nuovi, ora sospesi , e di completare o iniziare la realizzazione dei progetti finanziati che sono di estrema importanza per l’implementazione della qualità del territorio».
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