L’ospedale di Varese rimarrà “hub Covid” regionale
Superata la crisi, l'Asst Sette Laghi si avvia a riprendere la sua attività. Il direttore Bonelli parla dei momenti difficili e della ripartenza che non potrò ancora fare a meno di un'area riservata al coronavirus
Cento posti dedicati al Covid e un intero piano del monoblocco a supporto del pronto soccorso.
Mentre la pressione sull’ospedale di Varese si va allentando ( negli ultimi giorni si sono ricoverate tra le 2 e le 4 persone quotidianamente), il direttore generale dell’Asst Sette Laghi sta già studiando come riaprire le attività chiuse in seguito allo scoppio dell’emergenza: « Già il pronto soccorso sta riprendendo la sua normale attività di accoglienza e cura – spiega il dottor Gianni Bonelli – tornano i pazienti che lamentano patologie tipiche del periodo prima di febbraio. Visto che i reparti si vanno svuotando, stiamo affrontando la fase 2 anche noi».
Il lavoro preparatorio per la ripartenza è ancora intenso: « Abbiamo però imparato tanto da questa esperienza. Innanzitutto la flessibilità organizzativa. Aver istituito una cabina di regia che coinvolgeva diversi profili professionali e di diversi settori, ci ha permesso di affrontare ogni emergenza con tempestività e in modo produttivo. Vorremmo che questa modalità si protraesse anche per il futuro. Stiamo ragionando, per esempio, sui punti critici del pronto soccorso e pensiamo di ricavare un “medical center” al quinto piano che sia di costante supporto all’attività in ingresso del PS. Circa 110 letti da gestire in maniera flessibile e snella, dove ricoverare i pazienti per degenze brevi e permettere così un’adeguata rotazione. Stiamo studiando anche un’aggregazione funzionale dei reparti per “ambiti patologici”: al sesto piano, per esempio, porteremo tutta l’oncologia aggiungendo oltre a ciò che abbiamo già, anche la chirurgia oncologica, la breast unit e l’urologia. L’efficacia organizzativa di questi due mesi ha messo in luce che il confronto continuo tra specialità diverse favorisce soluzioni migliori e proficue per tutti. È da questo spirito di grande collaborazione che ripartiamo».
Fin quando, però, il Covid 19 farà ancora paura, l’ospedale manterrà letti dedicati: « Il Circolo dovrebbe diventare uno degli hub regionali e quindi manterremo un centinaio di posti dedicati con percorsi specifici di diversa intensità, fino alla terapia intensiva. Di questi, una cinquantina sarà riservata a patologie chirurgiche e internistiche. Pensiamo di collocarli al terzo piano del monoblocco».
Anche l’ospedale di Cuasso manterrà una parte di letti subacuti a disposizione di chi dovrà affrontare la “convalescenza” dopo aver superato la fase critica, mentre i 130 letti di sorveglianza resteranno aperti se effettivamente ce ne sarà bisogno: attualmente un solo paziente, dei 4 segnalati dai medici di base o dalle USCA, è arrivato al padiglione ristrutturato in 15 giorni. A ciclo continuo continua a lavorare anche il laboratorio di microbiologia per processare i tamponi e i test sierologici: « Noi siamo pronti anche ad ampliare il carico di lavoro procedendo con nuove assunzioni. Al momento, però, siamo condizionati dalla penuria di reagenti».
« Ora speriamo che tutto vada per il meglio – commenta il direttore generale – i numeri, come detto, sono confortanti. Oggi arrivano circa 3 o 4 al giorno contro picchi di 30 nei periodi più difficili. Abbiamo avuto giorni in cui l’unità di crisi era costretta a trovare soluzioni veloci e in emergenza. Ma, tutto sommato, a Varese l’andamento di crescita graduale ci ha permesso di gestire sempre la situazione senza arrivare mai alla crisi. Avremmo anche potuto attivare posti letti in più. Ora si pensa a un allentamento progressivo anche per il personale che ha sopportato davvero turni molto pesanti. Fino al 17 maggio non è possibile concedere risposi o ferie ma speriamo di poter presto conceder loro di tirare il fiato».
L’emergenza Covid lascerà comunque il segno: « Sicuramente è un’esperienza che mi ha fatto crescere molto dal punto di vista professionale. Abbiamo capito tutti il valore della squadra, la grande importanza del “capitale umano”, tutti i dipendenti, nessuno escluso. E poi l’aiuto prezioso della tecnologia. Ma è un’esperienza stata impegnativa anche sul lato emotivo: abbiamo vissuto momenti davvero difficili come quando è arrivata la notizia della morte del dottor Stella. È stato un momento di forte tensione emotiva per tutti».
L’ospedale è pronto per avviare la Fase 2, con la collaborazione e il rispetto delle regole da parte di tutti
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