Il tempo sospeso del Villaggio Olandese
Mitico luogo di vacanza nel limbo del dopo lockdown, “per adesso nessuno si fida a venire. Stagione a rischio anche per l’indotto“
Per un soffio non fece da sfondo negli anni del grande Milan di Sacchi ai fuoriclasse rossoneri dall’accento olandese.
E forse per questo il primo rammarico di Marco Gussoni, direttore del villaggio di Brezzo di Bedero è il mancato ricordo delle treccine di Gullit mai arrivate fin quassù, in mezzo al verde della Valtravaglia: «Li avevo cercati, lui, Rijkaard e van Basten, per una serata con la comunità olandese ma alla fine non se ne fece nulla: sarebbe stato bello».
L’altro dissapore del momento, ben più serio e che ha il colore della malinconia si nasconde dietro al silenzio che in questi giorni si respira al Villaggio Olandese, vuoto per via del post lockdown che non è più sconfinamento ma non ancora apertura: «Nessuno si fida a venire, metti che poi chiudono ancora e si trovano, tedeschi e olandesi, lontani da casa e obbligati a rimanere qui».
Non che si stia male, al Villaggio, sorto verso la fine degli anni Sessanta, ma dove ancora non si può stare: c’è il Dpcm e l’ordinanza regionale che impedisce il pernottamento.
E fra i proprietari delle 258 casette dai tetti arancioni spioventi ci sono sì olandesi ma molti più svizzeri e tedeschi e pesino due italiani, anche loro che non posso muoversi se non in giornata per lavori di ordinaria amministrazione nella loro proprietà.
«Siamo in una sorta di limbo, e per ora si lavora sulla manutenzione delle parti comuni come i vialetti e gli impianti», spiega Gussoni, che richiesto di una previsione sulla stagione, lui che ne ha già viste 28, tanti sono gli anni del suo lavoro al Villaggio, non ha dubbi: «Quest’anno sarà dura, credo che prima di giugno non si vedrà nessuno. E pensare che in questa stagione oltre a tedeschi e olandesi che si sono già fatti le vacanze invernali di solito si vedono anche gli svizzeri e gli altri turisti, magari in affitto, che vogliono godersi una vacanza nuova e all’insegna di verde e sport».
Un duro colpo per le tante attività che gravitano attorno al villaggio che, certo, è a tutti gli effetti privato, ma da dove si parte per escursioni, gite, serate al ristorante o nei tanti locali della costa.
«Tutto fermo: un danno notevole per l’intero indotto che vive di turismo».
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