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Astuti: “75 tamponi al giorno, troppo pochi per riaprire in sicurezza”

I dati raccolti da Samuele Astuti parlano di 16.600 esami fatti dall'inizio dell'emergenza, di cui 10.500 nelle RSA. Un numero esiguo per capire esattamente a che punto è la diffusione del virus

tendone croce rossa per tamponi covid

« Sono molto preoccupato per questa Fase 2. Senza una fotografia precisa della situazione il rischio di un nuovo blocco totale è elevato».

Il consigliere regionale Samuele Astuti insiste sulla necessità che si intensifichi l’attività di screening sul territorio di Ats Insubria, le province di Varese e di Como: « Su una popolazione globale di 1.450.000 abitanti, sono stati fatti 16.600 tamponi di cui oltre 10.000 nelle RSA. Facendo un conto veloce: in questi due mesi di pandemia, nel territorio di Ats, sono stati effettuati 75 tamponi al giorno. Forse è anche per questo che i numeri nella nostra provincia sono così bassi».

Samuele Astuti parla di dati che è riuscito ad avere non direttamente da Ats Insubria che continua a non rispondere alle sue domande e differiscono da 500 dichiarati dal direttore generale Gutierrez ai sindaci dell’Unità di crisi: « La Regione Veneto ha annunciato che farà 30.000 tamponi al giorno per tenere sotto controllo la situazione, In Lombardia, la media delle ultime settimane è di circa 12.000 nonostante abbiamo una popolazione doppia rispetto a quella veneta. Solo con un’indagine puntuale potremo ritornare alla normalità con più serenità e scongiurare un nuovo lockdown che avrebbe conseguenze disastrose sia per la sanità, sia per l’economia sia per il morale e la tenuta psicologica dei lombardi».

Astuti è critico anche sull’attività di sorveglianza territoriale attraverso le USCA ( le unità speciali di continuità assistenziale): « Ne sono state attivate solo 4 mentre da DPCM e da delibera regionale ne occorrerebbero 17 nella nostra provincia. I medici che ci sono stanno correndo per tamponare. Soprattutto è scoperta tutta l’area a Nord della provincia, resa ancora più delicata dalla presenza dei frontalieri».

Il Governatore Fontana dovrà decidere cosa succederà in Lombardia dal prossimo lunedì: « I vertici lombardi hanno chiesto a gran voce autonomia di decisione. Il Governo centrale ha deciso di allargare l’autonomia di ciascuna. Ora quindi toccherà alla Lombardia farsi carico della situazione con una condizione epidemiologica, però, poco chiara, confusa e con controllo limitato. La nostra regione è il cuore economico del paese: ripartire senza la Lombardia è una follia».

Un caos reso ancora più complesso dall’ultima delibera che, di fatto, liberalizza gli screening sierologici ma addossando ai privati i costi: « La Lombardia apre ai test sierologici ma non si assume responsabilità dirette sullo screening dei lavoratori e, anzi, scarica tutto, costi e responsabilità, su singoli cittadini e sugli imprenditori. Inoltre, non individua chiaramente i test ammessi e costringe imprese e comuni a inventarsi esperti di test e tamponi. Per finire, la delibera spingerà tanti imprenditori ad andare a fare i test e i tamponi fuori dalla Lombardia, dove è più semplice e costa meno. È chiaro da tempo che la nostra DG Sanità non ha più il controllo della situazione e, con questa mancanza di strategia, e il rischio di nuovi lockdown in alcune province lombarde diventa concreto».

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Pubblicato il 14 Maggio 2020
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