Covid-19: il Ticino che riparte teme una seconda ondata
Durante la conferenza stampa delle autorità cantonali non sono emerse novità in merito alla questione della riapertura delle frontiere con l'Italia e dei ricongiungimenti familiari
Numeri che restano bassi, ma anche attività che ripartono e luoghi di aggregazione che tornano a popolarsi di cittadini. Proprio mentre vede i livelli più bassi dell’epidemia dall’inizio dell’emergenza, il Canton Ticino teme di dover fare i conti con una nuova ondata del coronavirus.
E’ quanto è emerso nella conferenza stampa con cui oggi pomeriggio le autorità cantonali hanno fatto il punto di una settimana che ha segnato pochi contagi e decessi, ma anche la riapertura di scuole, albergi, negozi, musei e biblioteche.
Ad aprire l’incontro con i giornalisti è stato il capo dello Stato maggiore cantonale di condotta Matteo Cocchi, che ha spiegato come sia alta l’attenzione delle autorità in questa delicata fase e ha invitato a non abbassate la guardia: «Stiamo cercando di sensibilizzare i cittadini e di correggere i comportamenti scorretti, in settimana sono stati effettuati oltre 100 controlli negli esercizi pubblici e ora si guarda al ponte dell’Ascensione, quando ci sarà un incremento del turismo e dunque dei controlli, ad esempio per contrastare il fenomeno del campeggio “selvaggio”. Dobbiamo applicare su tutto il territorio cantonale lo stesso standard di controlli».
La conferenza si è anche concentrata sulle relazioni tra Canton Ticino, Lombardia e Piemonte, su alcune questioni legate ai lavoratori frontalieri e sulla riapertura delle frontiere tra Confederazione e Italia.
«Il Canton Ticino ha svolto un ruolo di ponte con l’Italia – ha detto il delegato cantonale per le relazioni esterne Francesco Quattrini – Questo ha reso possibile il mantenimento di una certa serenità sulla frontiera e di gestire il problema in modo equilibrato. Adesso ci troviamo nella fase di riapertura, sia in Ticino che Italia, anche se con con ritmi differenti e si pone la questione della riapertura dei valichi di frontiera. Non è volontà del Cantone creare disagi e oggi abbiamo 11 valichi riaperti su 16 e non si segnalano delle criticità. Invece per quanto riguarda la questione dei ricongiungimenti familiari, la competenza è delle autorità federali. Ad oggi ci sono novità per le frontiere a nord, ma non per quelle a sud, quindi con l’Italia».
Il medico cantonale Giorgio Merlani infine ha parlato dei dati dei contagi, dell’andamento del monitoraggio con i tamponi e del tracciamento dei contatti, ma soprattutto ha evidenziato che i numeri altalenanti della settimana indicano un aumento che potrebbe essere il segnale che il coronavirus ha ricominciato a diffondersi in Ticino e ha di nuovo lanciato l’invito a tenere comportamenti corretti e a non abbassare l’attenzione.
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