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Come il Coronavirus cambia il modo di insegnare la musica

Intervista a Fabio Bruno, direttore e fondatore dell'Accademia musicale sant'Agostino di Biandronno sull'importanza delle esibizioni dal vivo e del contatto diretto tra studente e insegnante

Violino

Il mondo legato ai concerti, alle orchestre e in generale alla musica dal vivo è stato tra i più colpiti dalle norme di contenimento del Coronavirus. Come molte altre realtà simili, anche l’Accademia musicale sant’Agostino di Biandronno ha dovuto sospendere le lezioni frontali, ma i suoi docenti sono riusciti a continuare l’insegnamento attraverso la didattica online (link articolo). Cosa vuol dire, però, per un musicista rinunciare a tutte le occasioni di esibirsi dal vivo, e questa condizione può avere degli effetti anche sugli studenti? Ne abbiamo parlato con Fabio Bruno, direttore dell’Accademia sant’Agostino.

Con l’inizio dell “fase 2” l’Accademia sant’Agostino ha potuto riprendere le lezioni in presenza?

«Non abbiamo ripreso le lezioni frontali. Le normative sono ancora troppo stringenti e non sarebbe possibile applicarle tutte. Come ogni anno le lezioni termineranno a giugno e fino a quel momento continueremo a insegnare attraverso la didattica online».

Cosa vuol dire per un musicista dover rinunciare per così tanto tempo alle esibizioni dal vivo?

«La nostra accademia ha sempre avuto due filoni: uno didattico per insegnare musica a partire dai più piccoli fino agli adulti, e uno artistico con oltre 20 anni di rassegne musicali, concerti e master class. Se un insegnante di musica si concentrasse solo sull’insegnamento e non si esibisse, la sua professione ne uscirebbe mutilata. Lo studio della musica è una pratica necessariamente solitaria, ma che assume il suo vero significato solo nell’esibizione di fronte al pubblico. Per il musicista è fondamentale trasmettere e condividere le emozioni nell’unicità di un concerto dal vivo, che si svolge in un luogo e in un momento preciso, sempre diverso e irripetibile. Inoltre, un insegnante di musica che si esibisce di fronte ai suoi studenti, e fa vedere che lui per primo si mette in gioco, riesce a stimolarli e a coinvolgerli molto di più».

Cosa significa invece per gli studenti non avere la possibilità di esibire dal vivo?

«Negli ultimi mesi è mancata del tutto la parte aggregativa. Il bello di inserirsi in una realtà organizzata come la nostra accademia è potersi incontrare, confrontarsi e suonare ognuno il proprio strumento insieme a tanti altri musicisti. In passato organizzavamo spesso saggi e altre esibizioni riservate ai nostri studenti. Questo perché la performance dal vivo è molto importante anche per loro: li gratifica e corona i risultati di un anno di impegno. I video realizzati dai nostri studenti che pubblichiamo attraverso sui nostri canali cercano di ricreare un po’ questa atmosfera, ma l’esperienza e l’emozione di una vera esibizione dal vivo è insostituibile».

Alcuni studenti hanno detto di trovare le lezioni virtuali più comode rispetto a quelle tradizionali. Ci sono casi in cui la didattica online può essere una risorsa, oppure sono sempre preferibili le lezioni in presenza?

«Dopo la fine dell’emergenza Coronavirus, nel momento della ripresa, avremo a che fare con un mondo molto diverso. Sicuramente potremo pensare a una didattica mista con lezioni in presenza e altre registrate, così da aiutare chi lavora, oppure chi per altri motivi non può recarsi in accademia. Le lezioni di canto o di strumento non sono però come quelle scolastiche. Attraverso microfoni, cuffie e altoparlanti il suono viene distorto, i collegamenti online hanno sempre un leggero ritardo ed è molto più difficile correggere una postura scorretta. Inoltre, il contatto diretto tra studente e insegnate è sempre importante, così come è molto bello il rapporto umano che si costruisce nel corso delle lezioni frontali».

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Pubblicato il 27 Maggio 2020
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