Commercio e turismo: senza mobilità e turisti prospettive nere
Confcommercio Lombardia: "Non si riparte se non riaprono i confini regionali e internazionali". In Lombardia 28 milioni di presenze in meno nel 2020
“La riapertura dei confini regionali e la libera circolazione internazionale sono fondamentali per non infliggere un ulteriore, durissimo colpo alle prospettive di ripartenza“. Losostiene Confcommercio Lombardia, raccogliendo le fortissime preoccupazioni degli operatori di tutta la Regione, allarmati dalla prospettiva che la Lombardia possa restare chiusa più a lungo di altre regioni o che l’Italia possa essere esclusa dai prospettati “corridoi turistici” a livello internazionale.
“Di vera ripartenza non si potrà parlare, sino a che non riprenderà la mobilità a livello nazionale ed europeo. Pensiamo a quanto incidano i mancati arrivi di turisti stranieri, ad esempio per le attività commerciali nei centri storici delle grandi città o nelle località sui laghi, per non parlare del blocco di tutto il sistema fieristico”.
Ritardare ancora l’apertura dei confini regionali, o restare esclusi dai flussi turistici europei, aggraverà una situazione già al limite, dal momento che, ricorda Confcommercio Lombardia, le previsioni sono già estremamente negative: secondo l’Osservatorio di Federalberghi per il 2020 si conteranno 28 milioni di presenze in meno in Lombardia, di cui 18 dall’estero e quasi 10 dall’Italia.
Con gli arrivi dall’estero praticamente fermi al palo, la riapertura dei confini regionali diventa fondamentale, ribadisce l’associazione di categoria: “Un perdurare del blocco significherà, di fatto, non poter lavorare. Questo vale tanto per Milano, dove gli albergatori sottolineano il carattere esiziale di un eventuale slittamento delle riaperture, quanto per tutta la Lombardia”.
Il tema è particolarmente sentito nelle province di confine: nel Mantovano, per esempio, i cui flussi turistici provengono per il 70% da basso Veneto ed Emilia Romagna, la preoccupazione degli operatori è fortissima. Ma lo scenario è lo stesso per tutte le altre aree in cui le attività di accoglienza e di ristorazione contano su una clientela proveniente da comuni confinanti, ma fuori regione.
“E’ chiaro che la priorità resti garantire la sicurezza – puntualizza Confcommercio Lombardia – ma auspichiamo che nelle decisioni del Governo sulle riaperture tra regioni sia adottato un principio di equità, e si tenga in giusta considerazione l’esigenza di decine di migliaia di operatori di settori già messi in ginocchio da mesi di chiusura. E che tutti, dal livello regionale a quello nazionale, facciano sentire la propria voce per non tagliare fuori la Lombardia, e l’Italia, dalla ripresa del turismo internazionale”.
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